Saremo presto chiamati a decidere se approvare o meno le modifiche effettuate alla nostra Costituzione Repubblicana. Nel battage mediatico, nonostante la cosiddetta par condicio, rischiamo di perderci tra gli slogan scontati e privi di riferimenti e, diciamocelo, la nostra poca voglia di informarci. Tra calcio, X factor e cuochi vari, chi ha voglia, la sera, dopo una giornata di duro lavoro, di mettersi lì a scervellarsi? Molto più facile lasciarsi distrarre, tanto poi facciamo sempre in tempo a lamentarci dopo, quando sarà troppo tardi. Ma a quel punto troveremo, come sempre, un bel capro espiatorio a cui dar la colpa, e torneremo a guardare i nostri programmi lobotomizzanti preferiti.
Ora, se avete la compiacenza di seguirmi per qualche centimetro di testo, proverò a trovare una chiave di lettura.
La logica.
Nella riforma della Costituzione, nei meandri dei vari commi e periodi e paragrafi a cui si viene di continuo rimandati, vi sono alcune "piccole" modifiche su cui, a mio avviso, vale la pena concentrarsi.
Ad esempio, all'articolo 64 viene aggiunto:
"I regolamenti delle Camere garantiscono i diritti delle minoranze parlamentari. Il regolamento della Camera dei deputati disciplina lo statuto delle opposizioni."
Vi suona qualche campana? Beh, in pratica, la maggioranza della Camera (cioè, praticamente, il Governo) disciplina le opposizioni...
All'articolo 71 viene triplicato il numero di cittadini (da 50 a 150 mila) per poter proporre leggi di iniziativa popolare.
L'articolo 94 prevede la fiducia al Governo da parte della sola Camera dei Deputati.
A questo punto, entri la logica.
L'articolo 94 è conseguente al superamento del bicameralismo perfetto, quindi è una modifica scontata. In pratica, la maggioranza che vince le elezioni ha la garanzia di poter formare il Governo; e fin qui possiamo essere ben d'accordo.
Negli altri due, però, è contenuto, a mio modesto avviso, un rischio autoritario abbastanza inquietante: le opposizioni verranno disciplinate dal Parlamento, quindi dalla sua maggioranza (che è la stessa che avrà appena formato il Governo); e noi comuni mortali potremo proporre leggi solo se arriviamo a 150 mila firme invece che 50 mila.
Si tratta, pacificamente, di un accentramento di potere senza precedenti. Mi pare una specie di presidenzialismo de facto, senza però i contrappesi parlamentari che il presidenzialismo de iure normalmente ha (negli USA come in Francia, ad esempio).
Mi sorge a questo punto una domanda ingenua: ma quale forza politica può desiderare un tale accentramento di potere, con conseguente rapidità decisionale praticamente senza filtri, unito a una virtuale inconsistenza di contrappesi, sapendo che, un domani, si troverà prima o poi sicuramente essa stessa all'opposizione?
Insomma, chi ci guadagna? Chi desidera approvazioni rapide di leggi senza un reale controllo?
Beh, la risposta sarebbe solo un'illazione. Ma di certo non ci guadagna la Politica, né il comune mortale.
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