recensione di Cesare Bartoccioni
Mi ci è voluto un po' per scrivere questa recensione, perché qui siamo di fronte a un'opera che va assolutamente fuori dagli schemi. È abbastanza facile parlare di un testo canonico, nel suo genere: un romanzo d'amore; un saggio; un libro di poesie... Con "La luna d'argento nel mezzo", però, Giulia Menolascina supera ogni classificazione e ogni caratterizzazione.
L'autrice, già docente di Arte e Immagine, è poetessa, ma è anche (o soprattutto) pittrice. "Anche" e "soprattutto", in realtà, sono in questo caso avverbi la cui scelta dipende più dal lettore che da una risoluzione oggettiva. Questo perché in questa raccolta la terza e la quinta arte si fondono in modo sublime, lasciando al fruitore, lettore o osservatore, l'onere tassonomico.
Veniamo al dunque. L'autrice in questo libro raccoglie le sue poesie, e le intermezza con alcuni dei suoi dipinti, dando così alle liriche un ulteriore livello di possibilità percettiva. La poesia, inoltre, di per sé, è musica (l'autrice è anche musicista, per inciso), quindi la quarta arte è altresì automaticamente rappresentata. Il tutto si unisce offrendo un'esperienza sentimentale unica.
Ho accennato al fatto che l'autrice è stata anche docente, e non l'ho fatto per caso. Infatti, al netto delle nostre 18 ore di lavoro settimanale e dei tre mesi di vacanza profumatamente retribuita, noi docenti passiamo le ore diurne e notturne, domenicali e festive, a cercare il modo migliore per condividere e trasmettere il nostro sapere al maggior numero possibile dei nostri allievi. Nessuna nostra lezione è uguale alle altre, perché tentiamo di adeguarci ai vari stili di apprendimento dei nostri pupilli. Dico questo perché ho ritrovato molto di tale modus operandi, naturalmente ormai inciso nella roccia del nostro subconscio di insegnanti, nel modo in cui le poesie e i dipinti sono qui presentati. È come se l'autrice, inconsapevolmente, volesse trasmettere al lettore, all'osservatore, il senso ultimo della sua opera, cercando di adeguarsi allo stile percettivo del fruitore. E ci riesce. Ci riesce senza esplicitarlo. La sua poesia riesce ad evocare ricordi, memorie, desideri, rimpianti, nel lettore; e i suoi dipinti riescono a giungere direttamente alla nostra anima, al nostro più intimo essere, nelle forme, nei colori, nella soffusione cromatica, nell'emozione che, nel mio caso, ad esempio, suscitano sempre gli occhi dei ritratti ricorrenti nelle tele di Giulia Menolascina.
Le poesie di per sé hanno un carattere ermetico che traspare dalla superficie apparentemente (e magistralmente) semplice dell'accostamento dei vocaboli. Ogni passo è un viaggio nei sentimenti, un tuffo nel profondo e nel sublime (nel senso inglese del termine). Ogni poesia ti riempie e ti sazia, anche quando ti svuota. È come una comunicazione invisibile tra due anime, le parole come delle chiavi che aprono porte. Le parole magari non si ricordano, alla fine della lettura, ma si ricorda la sensazione.
Un piccolo esempio:
Mi contengo
muta accetto
questo peso d'esserci
questo sdoppiarmi
e sfrondarmi
raccolgo ricompongo
pietosa
i miei pezzi sparsi
tra i giorni e le notti.
Un libro da leggere, da ascoltare, da guardare. Un'opera preziosa da tenere con sé.
Autore: Giulia Menolascina
Editore: Il Ponte Vecchio
Collana: Alma poesis. Poeti della Romagna contemp.
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 9 settembre 2022
Pagine: 144 p., ill. , Rilegato
EAN: 9791259781314
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