Tribù dei Grandi Laghi e delle Pianure
MITOLOGIA
DEGLI INDIANI D'AMERICA
a
cura di Cesare Bartoccioni
Quando i bianchi iniziarono a
colonizzare il Nord America, vaste foreste coprivano i territori che
si estendevano dal Labrador e dalle coste della baia di Hudson giù
fino alle terre alluvionali del Golfo del Messico.
Questi territori erano abitati da
moltissime tribù connesse con le grandi famiglie Algonchina ed
Irochese: bellicose tribù di cacciatori.
I miti di queste grandi tribù sono
popolati di figure ideali di eroi civilizzatori, considerati in parte
come i primi uomini, in parte come demiurghi e creatori. Tali esseri
possiedono la conoscenza delle arti magiche, ed hanno il potere di
trasformarsi in animali.
Gli indiani d'America credono che
ogni elemento della Natura (esseri viventi, piante, pietre...) sia
abitato da un potere misterioso, che si diffonde ed influenza gli
altri esseri. Gli Irochesi (1) lo chiamano “Orenda”, mentre per
gli Algonchini (2) è “Manitou”. Esso comprende tutti i poteri
magici della “medicina”, dai più bassi ai più elevati. Gli
uomini devono ottenere il controllo dei poteri più piccoli, e nel
frattempo fare tutto il possibile per ottenere il favore degli
spiriti intelligenti, i “Manitou”.
Per gli Algonchini del nord, il più
potente di tutti i Manitou è “Kitcki Manitou”, il Grande
Spirito, che è il padre della vita e non è mai stato creato. Esso è
la sorgente di tutte le cose buone, ed in suo onore viene fumata la
pipa della pace.
La
leggenda dei Delaware
I Lenape (chiamati Delaware dagli
europei, una delle tribù della famiglia algonchina), raccontano come
il Grande Spirito istituì il rito della pipa:
“Le
tribù del nord, raccolte a consiglio, avevano deciso di sterminare
il popolo Lenape, quando all'improvviso un uccello di un bianco
scintillante apparve tra loro, e rimase sospeso con le ali aperte
sopra la testa dell'unica figlia del gran capo. Ella udì una voce
interiore che le diceva: 'Riunisci tutti i guerrieri e dì loro che
il cuore del Grande Spirito è triste e nascosto in una oscura nube,
perché essi vogliono bere il sangue dei suoi primogeniti, i
Lenni-Lennapi, la più antica delle tribù. Per placare la rabbia del
Padrone della Vita e far tornare la gioia nel suo cuore, i guerrieri
devono lavarsi le mani con il sangue di un daino, quindi, portando
dei regali e le loro pipe, devono recarsi presso i loro fratelli
maggiori, e fumare con loro la grande pipa della pace e della
fratellanza che li unirà per sempre'.”
Miti
degli Algonchini
Il Grande Spirito, che vive in
cielo, è superiore a tutti gli altri poteri; è il Padrone della
luce e si manifesta nel sole. Egli è il soffio della vita, e penetra
in ogni dove sotto forma di vento.
Secondo i miti algonchini, esiste
anche un altro importante spirito, “Michabo” o la Grande Lepre,
colui che creò la terra, l'acqua, il pesce, ed il grande cervo. La
casa di Michabo si trova nel luogo dove sorge il sole, ed egli è la
personificazione dell'alba. Insieme a lui dimorano le anime dei buoni
indiani, i quali si cibano di frutti succosi. Michabo ha anche il
potere di trasformarsi in mille animali differenti.
Come quasi tutti gli indiani
d'America, anche le tribù algonchine credono nell'Uccello di Tuono,
un potente spirito i cui occhi sprizzano lampi, mentre il cui battito
d'ali è il suono del tuono. È lui che impedisce alla terra di
inaridirsi ed alla vegetazione di morire. Egli è scortato da spiriti
minori che lo seguono sotto forma di falchi o aquile.
Al di sopra delle nuvole, che sono
la dimora dei venti e del tuono, si trova l'abitazione del sole e
della luna, rappresentati a volte come marito e moglie, ma più
spesso come fratello e sorella. Secondo una leggenda algonchina, il
sole, armato con arco e frecce, andò una volta a caccia, ma restò
via così tanto tempo che la sorella si allarmò ed andò a cercarlo,
viaggiando per venti giorni prima di trovarlo. Da allora, la luna fa
sempre viaggi di venti giorni attraverso il cielo.
Al di sotto delle nuvole vive la
Madre Terra, da cui deriva l'Acqua della Vita, che nutre piante,
animali e uomini. Gli Algonchini la chiamano Nokomis, la nonna.
Gli uccelli sono gli intermediari
tra gli uomini e le potenze superiori, mentre i serpenti e le
creature acquatiche comunicano con le potenze inferiori.
Ad ogni punto cardinale vive uno dei
quattro spiriti amichevoli: quello del nord porta il ghiaccio e la
neve che permettono la caccia agli animali selvatici; quello del sud
porta i frutti, il mais ed il tabacco; quello dell'ovest porta la
pioggia; quello dell'est porta il sole e la luce.
Miti
degli Irochesi
Gli dei più importanti degli
Irochesi sono il Tuono, il Vento e l'Eco. Tra le divinità più
antiche gli Irochesi includono i propri antenati ed alcuni animali in
grado di assumere forma umana, e i cui nomi furono poi usati per
indicare i clan (3).
Vi sono poi dei giganti di pietra,
eccellenti cacciatori dai poteri magici, che non conoscono l'uso
dell'arco, ma combattono lanciando delle pietre. Essi hanno una forza
incredibile, e quando combattono tra di loro sradicano gli alberi più
grandi usandoli come mazza. Sono esseri temuti, anche perché sono
dediti al cannibalismo. Uno tra i più importanti è Ga-oh, il
gigante che comanda i venti. Al suo fianco vi è Hino, lo spirito del
Tuono. Questi è il guardiano del cielo, e con il suo potente arco
che scaglia frecce di fuoco distrugge tutte le cose dannose. Sua
moglie è l'Arcobaleno. Tra gli aiutanti di Hino vi è un ragazzo, di
nome Gunnodoyak, che era un tempo mortale. Hino lo portò un giorno
nel suo regno, lo armò e lo inviò a sconfiggere il Grande Serpente
Acquatico che divorava gli uomini. Lo stesso Gunnodoyak venne
divorato, ma Hino e i suoi guerrieri uccisero il Serpente,
recuperarono Gunnodoyak e lo portarono in Cielo. Al servizio di Hino
vi è anche Oshadagea, la Grande Aquila della Rugiada, che vive nel
cielo dell'ovest e trasporta un lago di rugiada sul dorso. Quando i
devastatori spiriti del fuoco portano la siccità, Oshadagea vola
sopra i terreni riarsi e la rugiada benefica scivola giù dalle sue
ali.
La
leggenda irochese della Stella del Mattino
Gli indiani d'America hanno
moltissime leggende sulle stelle. Una delle più belle è quella
degli Irochesi sulla Stella del Mattino.
“Sesondowah,
il cacciatore, si era accorto che l'Alce del Cielo aveva vagato fino
alla terra. Nell'eccitazione della caccia, egli finì con
l'inseguirlo fino al Cielo, nella regione sopra la dimora del Sole;
lì venne fatto prigioniero dall'Alba, che lo trasformò nel
guardiano della sua porta. Sesondowah, guardando giù verso la terra,
vide la ragazza che amava. Quando venne la primavera, egli si
trasformò in un tordo azzurrino e volò fino a lei. In estate
divenne un merlo, ed in autunno si trasformò in un grande falco e la
portò su in cielo. Furiosa per questa evasione, l'Alba lo incatenò
alla sua porta, e trasformò la ragazza in una stella che si legò
alla fronte, in modo che Sesondowah fosse consumato dal desiderio di
raggiungerla senza mai più riuscirci. La stella è chiamata
'Gendenwitha', la Stella del Mattino.”
Gli
Uroni
I miti degli Algonchini, degli
Irochesi, e degli Uroni (4) concordano nel ricercare l'origine della
vita in un mondo più elevato che si trova sopra le nuvole. Gli
Uroni, tuttavia, riconoscono il loro antenato in Ataentsic, la quale
venne scacciata dal Cielo.
“Al
tempo della creazione, nel mondo celeste dove non si conosceva il
dolore, una piccola fanciulla, Ataentsic, nacque poco dopo la morte
di suo padre. Questa morte fu la prima avvenuta tra gli abitanti del
Cielo. Il corpo del padre venne posto su un giaciglio regale e la
figlia prese l'abitudine di visitarlo e di parlare con lui. Quando
ella crebbe, il padre le disse di intraprendere un viaggio attraverso
le terre del 'Capo che possiede la Terra', con cui avrebbe dovuto
sposarsi. La ragazza partì, attraversò un fiume sul tronco di un
acero e, dopo aver scampato vari pericoli, giunse alla capanna del
capo, che era posta accanto al 'grande albero del cielo'. Lì, dopo
aver superato diverse prove, ella divenne la moglie del capo. Quando
questi si accorse che ella aspettava un bimbo, divenne ingiustamente
e ferocemente geloso del Drago di Fuoco. Ataentsic partorì una
figlia, Soffio di Vento. I rappresentanti di tutte le cose e gli
esseri della creazione visitarono quindi il capo e tennero consiglio.
Le Luci del Nord indovinarono che il marito di Ataentsic era geloso,
e gli consigliarono di sradicare 'l'albero della vita'; egli lo fece
immediatamente, provocando un abisso in cui gettò la moglie e la
figlia. Così Ataentsic cadde dal cielo, e mentre attraversava l'aria
notò una specie di luce blu. Guardò bene e pensò che stava cadendo
verso un grande lago, ma non vide alcuna terra. Nel frattempo, le
creature che vivevano nel lago, vedendo che ella stava cadendo dal
cielo, decisero di cercare la terra in fondo al lago. Sia la lontra
sia la tartaruga fallirono nell'impresa, e solo il topo muschiato
riuscì a mettere la terra che aveva trovato sulla schiena della
tartaruga. In quel momento il carapace crebbe enormemente e divenne
la solida Terra. Ataentsic, sorretta dalle ali degli uccelli, posò
il piede al suolo. Sua figlia, Soffio di Vento, crebbe, ed una notte
ricevette la visita del Padrone dei Venti, e concepì due gemelli:
Ioskeha e Tawiscara. I gemelli si odiavano, e combatterono tra loro
prima ancora di nascere, causando la morte della madre. Dal suo
corpo, Ataentsic fece il sole e la luna, ma non li mise in cielo.
Tawiscara persuase sua nonna che era stato solo Ioskeha a causare la
morte della loro madre; questi venne quindi scacciato da Ataentsic.
Ioskeha raggiunse suo padre, il Padrone dei Venti, il quale gli diede
un arco, delle frecce e il mais, rendendolo padrone degli animali e
del cibo vegetale. Ioskeha creò quindi diverse specie di animali.
Sconfisse poi il nano Hadui, che causa tutte le malattie, e gli
strappò il segreto della medicina e dell'uso rituale del tabacco.
Rubò il sole e la luna ad Ataentsic e a Tawiscara, e lasciò che
prendessero il loro corso nel cielo. Infine Ioskeha creò l'uomo.
Tawiscara provò ad imitarlo, ma riuscì solo a produrre dei mostri,
ed infine suo fratello lo mandò in esilio.”
Gli
Indiani delle Pianure
Le Grandi Pianure si estendono dalle
regioni fredde del fiume Mackenzie fino al nord del Messico ed
all'ovest del Mississippi. Quando i bianchi le raggiunsero, quelle
vaste praterie erano il pascolo di innumerevoli branchi di caribù a
nord e mandrie di bisonti a sud. Vi era abbondanza di selvaggina
ovunque, e le sparpagliate tribù indiane vivevano tranquillamente di
caccia e agricoltura. Il loro orizzonte era senza fine, senza fitte
foreste o profonde vallate che ne ostruissero lo sguardo. In base
alla stagione, gli indiani delle praterie vedevano distese
ininterrotte di erba verde o di neve bianca. Intorno a loro il cielo
sembrava toccare la terra come una volta che coprisse una piatta
terra circolare. Tale apparente semplificazione della Natura si
riflette nella mitologia degli indiani delle pianure: il mondo è
governato da un essere invisibile ed onnipotente, superiore a tutte
le altre divinità. Tale essere, a seconda della tribù, è chiamato
“Grande Spirito”, “Padrone della Vita”, “il Nostro Padre
Cielo”, o il “Grande Mistero”. I Sioux lo chiamano “Wakonda”
ed i Pawnee “Tirawa”, o “l'Arco del Cielo”. Come regola, gli
indiani non lo raffigurano in una forma definita, ma tramite simboli.
Wakonda è la sorgente di tutta la vita e di tutta la potenza; gli
altri dei che gli indiani venerano sono solo degli intermediari tra
il distante, sconosciuto Grande Spirito e gli uomini. Questi dei sono
praticamente ovunque: il Sole, la Terra, la Luna, la Stella del
Mattino, il Vento, il Fuoco, il Tuono. Gli indiani agricoltori
aggiungono a tale Pantheon il Mais.
Tra i Pawnee il Sole, “Shakuru”,
è il più grande ed importante; un rituale importantissimo viene
osservato in suo onore: la “Danza del Sole”, la più grande
cerimonia degli indiani delle pianure, che dura di solito una
settimana, e consiste in processioni, danze simboliche e mutilazioni
volontarie da parte di guerrieri che devono tener fede a dei voti. È
anche la grande festa dove le gesta dei giovani guerrieri sono
elogiate e gli affari tribali discussi.
Dopo il Sole, il più importante dei
poteri celesti è la Stella del Mattino. Essa viene rappresentata
come un giovane uomo dipinto di rosso (il colore della vita), che
calza mocassini ed è avvolto in una larga tunica. Sul capo indossa
una piumosa penna d'aquila tinta di rosso, l'immagine del soffio
vitale. A lui il Grande Spirito ha consegnato il Dono della Vita, con
l'ordine di diffonderlo sulla terra. Anticamente gli Skidi Pawnee
avevano l'usanza di sacrificare una vergine in suo onore. Il corpo
della vittima veniva tagliato a pezzi, e sepolto nei campi per
renderli fertili.
La “Nostra Madre Terra” è
l'inizio e la fine di ogni vita. Ella è la fornitrice di tutto il
cibo.
La
leggenda dei Piedi Neri
I Piedi Neri (5) narrano la leggenda
del figlio della Stella del Mattino.
“Una
volta la Stella del Mattino notò sulla terra Soatsaki, una ragazza
di grande bellezza, che dormiva accanto al suo tipì, e se ne
innamorò. La sposò e la portò in cielo, nella dimora di suo padre
e sua madre, il Sole e la Luna. Lì Soatsaki ebbe un figlio, Piccola
Stella. La Luna regalò a Soatsaki un piccone, ma la mise in guardia
di non usarlo per estrarre la rapa che cresceva vicino alla dimora
dell'Uomo Ragno. La curiosità, tuttavia, ebbe la meglio su Soatsaki,
che estrasse la rapa proibita e scoprì che attraverso il buco creato
poteva vedere la Terra. Vedendo i tipì della sua tribù fu presa da
una forte nostalgia, ed il suo cuore si ammalò mortalmente. Per
punire la sua disobbedienza, il Sole suo suocero decise di cacciarla
dal Cielo insieme a suo figlio, e li calò in terra avvolti in una
pelle d'alce. Quando Soatsaki si trovò separata dal marito, ne morì,
lasciando suo figlio solo e povero. Il bimbo aveva una cicatrice in
faccia e fu soprannominato 'Poia', lo sfregiato (scarface). Quando
crebbe, Poia si innamorò della figlia del capo, la quale lo respinse
a causa della cicatrice. Preso dalla disperazione, egli si mise a
cercare suo nonno, il Sole, che avrebbe potuto togliergli la
cicatrice, ed iniziò il viaggio verso ovest. Quando raggiunse la
costa del Pacifico si fermò, e trascorse tre giorni in digiuno ed in
preghiera; la mattina del quarto giorno un luminoso sentiero gli si
dipanò innanzi attraverso l'oceano. Poia vi saltò su con coraggio e
raggiunse la dimora del Sole. Quando arrivò in cielo, egli vide suo
padre, la Stella del Mattino, che combatteva contro sette mostruosi
uccelli; correndo in suo aiuto, Poia li uccise tutti. Come ricompensa
per la sua impresa, il Sole gli tolse la cicatrice, quindi, dopo
avergli insegnato il rituale della Danza del Sole, gli regalò delle
piume di corvo, a prova della sua parentela con il Sole, ed un flauto
che lo avrebbe aiutato a conquistare il cuore della sua amata. Poia
ritornò sulla terra attraverso un altro sentiero chiamato il
“Sentiero del Lupo” (la Via Lattea), insegnò ai Piedi Neri la
Danza del Sole e, dopo aver sposato la figlia del capo, la portò in
cielo.”
Terra,
Acqua, Fuoco, Aria
Insieme alle potenze celesti, gli
indiani delle pianure venerano le potenze della Terra, dell'Acqua,
del Fuoco e dell'Aria, rappresentate in modo diverso dalle diverse
tribù.
I Sioux (6) immaginano che gli
spiriti dell'acqua siano divisi in due categorie: quelli delle
correnti e quelli delle acque sotterranee. I primi assomigliano agli
uomini, ed i secondi alle donne, anche se secondo alcuni questi
ultimi formano un mostro dalle molte teste che sorregge la Terra.
Il Tuono è il più importante tra
gli spiriti dell'Aria; esso è la voce del Grande Spirito che parla
nelle nuvole. Il Tuono ha la forma di un grande uccello (l'uccello di
tuono) accompagnato da uno stormo di uccelli più piccoli, il cui
battito d'ali causa i distanti rombi che si sentono tra le nuvole
dopo ogni tuono.
La
creazione del mondo per i Pawnee
I Pawnee del Nebraska narrano una
leggenda su come fu creato il mondo.
“Al
principio, Tirawa, il grande capo, ed Atira, sua moglie, dimoravano
in Cielo. Tutti gli altri dei erano seduti intorno a loro. Quindi
Tirawa disse loro: 'Darò ad ognuno di voi un compito da portare a
compimento in cielo ed una parte del mio potere, poiché intendo
creare gli uomini a mia immagine. Essi saranno sotto la vostra
protezione, e voi ne avrete cura'. Così, Shakuru il Sole fu posto a
est per dare luce e calore; Pah la Luna a ovest per dare la luce
durante la notte. Poi Tirawa disse alla Stella Brillante, la stella
della sera: 'Tu starai a ovest e sarai chiamata la madre di tutte le
cose, poiché tutti gli esseri saranno creati da te'. Quindi disse
alla Grande Stella, la stella del mattino: 'Tu starai a est e sarai
un guerriero. Abbi cura di non lasciare indietro nessuno quando
esorterai gli uomini a muoversi verso ovest'. A nord mise la Stella
Polare, e la rese la prima del cielo. A sud mise la Stella degli
Spiriti o la Stella della Morte. Quindi mise altre quattro stelle,
una a nord-est, una a nord-ovest, una a sud-est e una a sud-ovest, e
disse loro: 'Il vostro compito sarà di sorreggere il cielo'. Dopo
aver fatto tutto ciò, Tirawa disse alla stella della sera: 'Ti
invierò le nuvole, i venti, il fulmine ed il tuono, e quando li
riceverai tu li metterai vicino al Giardino Celeste. Lì essi
diventeranno esseri umani; io li vestirò con tuniche di bisonte ed
essi calzeranno mocassini'. Immediatamente le nuvole si assembrarono,
i venti iniziarono a soffiare, il fulmine ed il tuono entrarono nelle
nuvole. Quando il cielo fu completamente oscurato, Tirawa gettò un
ciottolo sulle spesse nubi che si aprirono rivelando una immensa
distesa d'acqua. Tirawa armò quindi gli dei delle quattro stelle dei
quarti del cielo con delle mazze ed ordinò loro di colpire le acque,
e le acque si separarono e la terra apparve. Su ordine di Tirawa i
quattro dei iniziarono a cantare canzoni in lode alla creazione della
terra, e le loro voci riunirono gli dei degli elementi, delle nuvole
e dei venti, del fulmine e del tuono, causando un terribile temporale
che con la sua violenza divise la terra in montagne e vallate. Allora
i quattro dei iniziarono a cantare in lode alle foreste ed alle
praterie, provocando un'altra tempesta che rese la terra verde e
coperta di alberi e vegetazione. Essi cantarono una terza volta, ed i
fiumi iniziarono a scorrere. Al quarto canto, semi di ogni tipo
germinarono ed arricchirono la terra. Tirawa ordinò dunque al Sole
ed alla Luna di unirsi, per popolare questo Paradiso Terrestre, ed
essi ebbero un figlio. Anche la stella del mattino e quella della
sera si unirono, ed ebbero una figlia. I due bimbi furono messi sulla
terra, e quando furono cresciuti Tirawa inviò degli dei per
insegnare loro i segreti della Natura. Alla donna furono dati dei
semi, e l'umidità per farli crescere, una capanna ed un focolare.
Ella apprese le arti del fuoco e della parola. L'uomo ricevette
vestiti e armi da guerriero. Egli apprese la scienza della pittura di
guerra, ed i nomi degli animali, l'arte di tirare con arco e frecce,
quella del fumo e delle pietre refrattarie. La Stella Brillante gli
apparve, e gli insegnò il rituale del sacrificio. Altri uomini
furono creati dalle stelle, ed egli divenne il loro capo ed insegnò
loro ciò che aveva appreso. Venne formato un accampamento circolare
nello stesso ordine delle stelle nel cielo, in memoria del modo in
cui il mondo era stato creato.”
La
leggenda della Morte
I Pawnee spiegano anche l'origine
della morte.
“Prima
di creare il mondo, Tirawa inviò il Fulmine ad esplorare la terra.
La Stella Brillante gli diede il sacco delle tempeste, dove aveva
racchiuso le costellazioni che la Stella del Mattino conduce innanzi
a lei. Dopo aver viaggiato attraverso la terra, il Fulmine posò il
sacco e ne estrasse le stelle, che appese nel cielo. Ma una delle
stelle, l'Ingannatrice del Coyote, chiamata così perché il Coyote
ulula verso di essa pensando che si tratti della Stella del Mattino
che invece precede, era gelosa del potere della Stella Brillante, e
mandò un lupo a rubare il sacco delle tempeste. Il lupo ci riuscì,
e liberò tutti gli esseri racchiusi nel sacco; ma questi erano
adirati nel non trovare il Fulmine loro padrone, e si gettarono sul
lupo uccidendolo. Da allora la morte non ha mai lasciato la terra, e
non la lascerà mai fino al giorno in cui tutte le cose svaniranno e
la Stella del Sud, la stella della morte, regnerà sulla terra.
Allora la luna diventerà rossa ed il sole se ne andrà. Gli uomini
verranno trasformati in piccole stelle e voleranno in cielo lungo la
Via Lattea, che è il sentiero usato dai morti per giungere in
Cielo.”
Note:
(1) Confederazione di sei tribù:
Cayuga, Mohawk, Oneida, Onondaga, Seneca, Tuscarora, questi ultimi
assimilati alle cinque nazioni originarie irochesi dopo essere stati
costretti a spostarsi verso nord in seguito ai conflitti con i coloni
europei. Gli Irochesi si chiamano tra loro “Haudenosaunee”, il
Popolo della Lunga Casa, dalla tipica abitazione irochese che
poteva essere lunga fino a 60 metri e che ospitava diverse famiglie.
La lunga casa rappresentava anche il territorio irochese, che si
estendeva per circa 500 km dalla valle del Mohawk a est fin quasi
alle cascate del Niagara a ovest.
(2) Gli Algonchini sono una popolosa
famiglia di tribù, comprendenti Powhatan, Abenaki, Piedi Neri,
Cheyenne, Mohegani, Mohicani, Cree, Fox, Arapaho, Kickapoo, Lenape
(Delaware), Passamaquoddy, Miami, Micmac, Narragansett, Ojibway,
Ottawa, Pequot, Potawatomi, Shawnee.
(3) Il clan era il nucleo basilare
degli Irochesi; l'appartenenza al clan era matrilineare, e le donne
dei clan ne nominavano i capi, chiamati sachem. Questi
conducevano i consigli delle tribù, che avvenivano periodicamente e
dove si doveva mediare finché non si raggiungesse l'unanimità, per
poi ottenere il consenso del popolo sulle decisioni prese.
L'importanza delle donne nella cultura irochese deriva dal fatto che
la sussistenza era costituita dalla coltivazione di diverse varietà
di mais, fagioli e zucche (le tre sorelle), mansione delle donne, le
quali erano anche proprietarie dei terreni e delle case, quindi dei
villaggi fortificati dove gli irochesi vivevano.
(4) Gli Uroni, o Wyandot, abitavano
l'odierna provincia dell'Ontario canadese. Furono decimati dalle
epidemie e dispersi dalla guerra contro gli Irochesi, guerra già in
atto prima dell'arrivo dei bianchi, poi esasperata dal conflitto tra
Francesi (alleati degli Uroni) e Inglesi (alleati degli Irochesi).
(5) Contigui agli Algonchini, come
dimostrato dalle relazioni della loro lingua agglutinante con le
altre della famiglia algonchina, i Piedi Neri erano originari di
un'area a occidente dei Grandi Laghi. Grazie anche all'introduzione
del cavallo e delle armi da fuoco, si trasferirono ad ovest
diventando parte integrante della cultura degli indiani delle
pianure.
(6) Nome dato dai Francesi alle
popolazioni che vivevano nelle grandi pianure centrali degli Stati
Uniti e Canada. Il nome deriva dall'espressione algonchina
Nadowe-is-iw, che significa “meno che vipera”.
-bibliografia essenziale: New
Larousse Encyclopedia of Mythology, 1990
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