INTERVISTA A
KILO IL MARZIANO
“Siete sintonizzati sui 103 MHz in frequenza
modulata, con Radio Amatori Indipendenti, la radio libera del popolo terrestre.
È il vostro Johnny Sweet che vi parla, e oggi abbiamo l’onore di avere con noi
un importante esponente della comunità marziana, recentemente trasferitosi in
quel popoloso deserto che s’appella Parigi, come cantava un’antica opera della
terra d’origine del leggendario parmigiano, famoso alimento del passato di cui
oggigiorno s’è persa traccia e memoria. Ma bando alle ciance, come suol dirsi,
e veniamo subito a noi, dando il benvenuto a: Kilo. Buongiorno, Kilo. Devo
chiamarla solo Kilo?”
“Buongiorno a voi. Certo, Kilo va benissimo. Non
siamo molto formali su Marte.”
“Bene. Allora, Signor Kilo, la ringrazio a
nome mio e di Radio Amatori Indipendenti per il tempo che ci sta dedicando.
Tempo prezioso, oserei dire, data la sua attività. Dovete sapere, infatti, cari
radioascoltatori, che il Signor Kilo è il direttore di un nuovo periodico che
ha appena aperto i battenti, Amico
marziano. Ecco, Signor Kilo, vuole parlarci di questa pubblicazione e dei
motivi che l’hanno spinta a fondare questa rivista? Voglio dire, ce n’era
bisogno, in questa selva di foglietti, giornali, quotidiani, libelli e panegirici
revisionisti vari? La domanda è provocatoria, chiaramente.”
“E io la ringrazio della provocazione! Ecco,
vede, devo confessare di aver titubato non poco, prima di decidermi, ma alla
fine ho considerato che, nel panorama culturale terrestre attuale (che, mi
scusi se ve lo dico così, papale papale, mi pare alquanto misero), vi fosse
proprio necessità di una divulgazione che non fosse collegata a qualche
potentato politico, economico o finanziario.”
“Una voce indipendente, quindi, come la
nostra Radio.”
“Esattamente. Una voce che si facesse sentire
per mettere i puntini sulle i, come dite voi. Vede, lei giustamente ha parlato
di ‘selva’; io utilizzerei, se me lo consente, il termine ‘giungla’.”
“Certo che glielo consento, ci mancherebbe.
Anzi, penso anch’io che sia molto più indicato.”
“Infatti. È sotto gli occhi di tutti, almeno
di tutti coloro che usano gli occhi per vedere, e non solo per guardare, che vi
è, oggigiorno, un proliferare di notizie tendenziose, quando non completamente
false; disinformazioni, omissioni, esposizioni manifestamente settarie e
faziose ammantate di una verità ricreata spesso tramite un utilizzo ad hoc di
dati, cifre, statistiche, percentuali, tutti chiaramente manipolati o inventati
di sana pianta.”
“Eh, ma non le sembra di esagerare?”
“Nient’affatto, nient’affatto. Basti pensare
alle pubblicità di prodotti alimentari spacciati come sani e che in realtà
contengono percentuali altissime di ingredienti palesemente nocivi; cibi
miracolosi le cui proprietà nutritive vengono sempre suffragate da sedicenti
test clinici di laboratori che guarda caso sono di solito privati e che spesso operano
al di fuori di qualsiasi tipo di riconoscimento sanitario; oppure alle réclame
di quei diffusissimi veicoli individuali che vi piacciono tanto, mostrati in
ambienti naturali mozzafiato, senza alcun riferimento alla realtà
dell’inquinamento dovuto ai combustibili fossili, tanto meno alle problematiche
legate al traffico; oppure si pensi a quei manifesti politici privi delle relative
coperture finanziarie, se non di tipo quanto meno chimerico. Potrei continuare
all’infinito.”
“E di questo, devo dirle, gli ascoltatori di
Radio Amatori Indipendenti sono ben consapevoli, perché si tratta di battaglie
che noi, nei trasferimenti da una sede all’altra a cui siamo continuamente obbligati
a causa delle campagne giudiziarie che i grandi centri di potere ci scatenano
contro senza sosta, combattiamo ogni giorno ormai da oltre due decenni.”
“E questo vi fa onore.”
“Grazie. Comunque, più che parlare di cose su
cui siamo già d’accordo, orienterei, se le pare, la nostra conversazione, sul
taglio editoriale del suo periodico Amico
marziano, che è un settimanale, mi pare, vero?”
“Esatto.”
“Settimanale. E, oltre a ciò, magari sarebbe
interessante che ci raccontasse qualcosa della vita su Marte. Sa, non abbiamo
molte occasioni di ricevere informazioni di tale tipo, nonostante ormai i
nostri due mondi siano in contatto da… quant’è, un paio di secoli, mi sembra?”
“All’incirca, sì, forse quasi tre. Bene.
Senz’altro. Dunque, Amico marziano nasce
come settimanale di cultura comparata, con l’intento di promuovere l’amicizia
fra i nostri popoli.”
“Perché, non siamo già amici?”
“Beh, sì e no. Ultimamente si stanno
diffondendo alcuni manifesti elettorali e politici che parlano apertamente di
espellerci da questo pianeta.”
“Ah, lei forse si riferisce al PDPU, il
Partito Della Purezza Umana.”
“Esatto, ma non solo a quello. Mi pare che
sia un andazzo che sta prendendo piede, nonostante la realtà dei fatti.”
“E quale sarebbe la realtà dei fatti?”
“Beh, per cominciare, voi terrestri siete 17
miliardi, noi marziani 800 milioni. I marziani residenti sul pianeta Terra sono
2.908, mentre i terrestri presenti attualmente su Marte sono circa 5.000. Mi
pare che questo dica già tutto…”
“Certo. Sono dati oggettivi che noi di Radio
Amatori Indipendenti ricordiamo ogni volta che ci troviamo a trattare un fatto
di cronaca nera causato da quelle ideologie intolleranti che sono, in realtà, semplicemente
figlie della più nera ignoranza. Ad ogni modo, se non le dispiace, vorrei
portare questa nostra conversazione su un piano più leggero e conviviale.”
“Certamente. Sono a sua disposizione.”
“Benissimo. Prima di tutto, una curiosità. Ma
è vero che su Marte non c’è disoccupazione?”
“Verissimo.”
“Ma come fate? Insomma, com’è possibile? Da
noi questo problema ci attanaglia da secoli…”
“Guardi, in realtà è molto semplice. E le
rispondo facendole a mia volta alcune domande, se posso, naturalmente.”
“Ci mancherebbe! Proceda pure.”
“Allora, prima di tutto, secondo voi esistono
dei lavori inutili?”
“No, indiscutibilmente no. Ogni lavoro è
utile alla società.”
“Perfetto. E secondo voi, esiste qualche
motivo per cui si debba impedire a qualcuno di praticare l’attività che
preferisca, o dove riesca bene?”
“Beh, no… ma… non possono mica far tutti lo
stesso lavoro!”
“Andiamo! Ma lei pensa davvero che 17
miliardi di individui, o 800 milioni, nel caso marziano, vogliano far tutti lo
stesso lavoro?”
“Eh, no, certo, ma vi sono dei lavori
pericolosi, ripetitivi, o quelli catalogati come usuranti…”
“Bravo. Ma perché costringere degli esseri
viventi a tali occupazioni? Per quello si usano i robot, gli automi, no? Li
avete anche voi, mi pare.”
“Sì, li abbiamo, ma impiegarli in modo
massiccio avrebbe un costo iniziale che poche aziende…”
“Esattamente! È proprio questo il vostro
problema.”
“Cioè?”
“Cioè, il denaro.”
“Si spieghi meglio.”
“Vede, la vostra economia è di tipo
monetario: ogni attività, ogni produzione di beni o di servizi, viene misurata
in base a un controvalore in cosmofranchi, la vostra valuta planetaria.”
“Eh, però è l’unico modo per stabilire quanto
valga ogni attività, no?”
“Ma caro amico mio, non ha appena convenuto,
poc’anzi, che ogni lavoro è utile alla società?”
“Beh, sì, ma..”
“Non vi sono ma. Ogni lavoro è utile. La
società non può fare a meno di alcun tipo di contributo. Ergo…”
“Ergo?”
“Ergo, qualsiasi occupazione deve garantire
al lavoratore una vita dignitosa, non trova?”
“Eh… sì. Ha ragione.”
“Perfetto. Tra l’altro, l’uso del denaro vi
crea anche un problema di tipo opposto.”
“Cioè?”
“Cioè: molti aspirano a dei lavori che non
sono in grado di fare o che non amano, solo perché sono attratti dalla
ricchezza, e finiscono quindi per creare problemi dovuti alla loro
incompetenza, problemi per i quali vengono pure ben ricompensati. Ne avete
tanti, di esempi, nei vostri consigli di amministrazione, no?”
“Ehm… già. Non ci avevo meditato.”
“Noi, su Marte, assegniamo a ogni cittadino
una cupola abitativa, il cibo e il vestiario necessario e gli svaghi culturali
e sportivi che servono a mantenere in buona salute mente e fisico. Le posizioni
di lavoro vacanti sono pubblicate settimanalmente, e ognuno è libero di fare
domanda ovunque ritenga più opportuno e in base al proprio percorso di studio.
Il Centro per l’impiego planetario si occupa poi di smistare le richieste ai
Centri territoriali locali. Non vi sono prevaricazioni, non vi sono
ingiustizie, non vi sono corruzioni né speculazioni, dato che non c’è nulla da
guadagnare.”
“Capisco. Beh, notevole.”
“Grazie. Tra l’altro, l’assenza del denaro
rende superflui diversi tipi di impiego che da voi costituiscono invece una
bella palla al piede, no?”
“E sarebbero?”
“Beh, tutte le attività legate al settore
bancario, finanziario, assicurativo, giudiziario, penitenziario, fiscale…”
“Ah, però. Eh già, senza denaro…”
“Senza denaro, non abbiamo neanche la
criminalità, che da voi invece pare essere la prima industria globale, no?”
“Eh, addirittura!”
“Ah, guardi, faccia un po’ di conti:
associazioni a delinquere, corruzione politica, favoritismi elettorali,
distrazioni di fondi, evasioni legalizzate, appalti truccati, frodi finanziarie…
Devo continuare?”
“No. No, per pietà. Parliamo invece delle
cupole abitative. Le vostre case sono caratterizzate da una costruzione
particolare, vero?”
“Beh, più che particolare, direi consona
all’ambiente che ci circonda.”
“Si spieghi meglio.”
“Beh, prima di tutto, sono fabbricate in
materiale traspirante, trasparente, naturalmente deperibile.”
“Deperibile? E poi come fate?”
“Lo rinnoviamo periodicamente, no? In
pratica, viviamo in abitazioni vive.”
“Ah.”
“Al cui interno coltiviamo anche un piccolo
orto.”
“Un orto? All’interno?”
“Certo. Ma avete idea, voi, di quanta
superficie fertile vi private, con tutte le vostre residenze, costruzioni,
strade e cementificazioni varie? Poi vi lamentate della fame nel mondo…”
“Eh… non ci avevo pensato. Ma… scusi, se uno
desidera vivere in una casa di tipo differente?”
“Desidera, desidera... Voi terrestri dovete
iniziare a capire una questione fondamentale.”
“Che sarebbe?”
“Che sarebbe che ‘le esigenze dei molti
contano più delle esigenze dei pochi’, non trova?”
“Eh già.”
“Invece, per voi umani, inguaribili
individualisti egocentrici e narcisisti, addirittura le esigenze dei ‘singoli’
andrebbero messe davanti al bene comune. Per forza poi vi trovate nelle peste…”
“Beh, non posso darle torto… Ma case così
quanto costano?”
“Nulla.”
“Come nulla?”
“Non usiamo denaro, non ricorda?”
“Beh, ma, in qualche modo, i materiali, il
processo di costruzione…”
“Guardi. Funziona così. Ogni cittadino, al
compimento del 9° anno, cioè al raggiungimento della maggiore età…”
“Maggiore età? A nove anni?”
“Le ricordo che l’anno, da noi, dura circa il
doppio rispetto a quanto dura sulla Terra.”
“Ah, già, quindi nove anni per voi son come
diciotto per noi?”
“Quasi. Quindi, le dicevo, al nono anno, ogni
cittadino riceve una cupola di 28 metri quadrati in assegnazione.”
“28? Non sono pochi? Ma se poi uno deve
mettere su famiglia?”
“Ogni volta che aumentano i membri del nucleo
familiare, la cupola viene riassegnata o demolita, e al suo posto ne viene
costruita o assegnata una nuova, con 28 metri quadrati aggiuntivi per ogni componente,
fino a un massimo di 314 metri quadrati complessivi.”
“Quindi c’è anche un limite massimo?”
“Assolutamente. Da noi il limite minimo è la
dignità. Quello massimo è la decenza.”
“Mi sembra giusto. Passiamo ora a un altro
aspetto della vostra civiltà. Voi non utilizzate combustibili di origine
fossile, vero?”
“Esatto.”
“E per spostarvi, come fate?”
“Per spostarci utilizziamo prevalentemente le
nostre gambe e i nostri velocipedi, mezzi che assomigliano grosso modo alle vostre
biciclette, per intenderci, e che costituiscono l’unico veicolo individuale a
cui abbiamo diritto.”
“OK, ma per i lunghi tragitti?”
“Per i lunghi tragitti abbiamo a disposizione
le vele nautiche, che sono delle imbarcazioni leggere con cui solchiamo le
acque dei nostri canali. Tra l’altro, abbiamo appena completato tutti i collegamenti
con le masse acquifere polari, quindi la mobilità ormai è capillare, a livello
planetario. Invece per le esigenze di spostamenti più rapidi, come per le
emergenze, utilizziamo la propulsione magnetica, la quale tuttavia dev’essere
espressamente autorizzata, volta per volta, dal Centro Amministrazione e Territorio
locale. Per i viaggi interplanetari, infine, ci affidiamo alla navigazione
gravitazionale. Devo comunque dirle che, da noi, non vi è una impellente
necessità di percorrere lunghe distanze, se non per svago o per attività di ricerca
scientifica o archeologica sul campo. La gran parte delle nostre attività lavorative
si svolge infatti per via telematica.”
“Ah, certo, certo, mi pare giusto. A
proposito della propulsione magnetica… ci lavoravamo anche qui sulla Terra,
qualche secolo fa, poi è stata abbandonata data l’ampia disponibilità di
combustibili di origine fossile. Insomma, gli investimenti non valevano la
candela…”
“Ecco, vede? Ci risiamo. Avete rinunciato a
un sistema di propulsione pulito e praticamente illimitato, che vi avrebbe
portato indubbi benefici, non ultimi di tipo sanitario, semplicemente per
motivi economici di breve periodo, anche se nel corso dei secoli ne avreste ricavato
pure un innegabile vantaggio pecuniario. Capisce ora i danni provocati da un
sistema basato sul denaro, soprattutto quando c’è di mezzo un guadagno
privatistico, da cui oggettivamente non ci si può aspettare grande lungimiranza?”
“Eh, certo. Capisco, capisco. In realtà l’ho
sempre capito. Un’altra problematica che ci preoccupa molto, qui, sulla Terra,
è la gestione energetica e il ciclo dei rifiuti. Voi non avete di tali
problemi, giusto?”
“Giusto. Nessun problema. Come forse saprete,
la metà del nostro fabbisogno è coperta dall’energia geotermica, grazie allo
spinto vulcanesimo del nostro pianeta. Pensi che l’Olympus Mons da solo fornisce
ben il 30% del necessario; un 12% viene dall’energia solare, e qui vorrei farvi
notare che il Sole, mediamente, giunge su Marte con una potenza che è fino a
2,7 volte inferiore rispetto a quella che riceve la Terra, quindi non capisco
come possiate continuare ad ignorare una tale risorsa, gratuita e continua. Ah,
già. I costi. Va be’. Lasciamo perdere. Il resto, naturalmente, è tutto
ascrivibile all’elettricità prodotta dalle dighe idroelettriche disposte lungo i
nostri canali. Per quanto riguarda i rifiuti, invece, dato che tutte le nostre
produzioni, da sempre, sono basate su materiali e lavorazioni sostenibili e
rinnovabili, tale problema, da noi, non si è mai posto. Certo, devo dire anche
che il nostro sistema di controllo delle assegnazioni e soprattutto dei limiti
di decenza a cui si può arrivare, è valso molto, per l’eliminazione dello
spreco, e quindi in ultima istanza delle scorie. A questo proposito, se mi
consente, vorrei segnalare un mio articolo sull’ultimo numero di Amico marziano, frutto di un viaggio
molto istruttivo a New Junk.”
“Ah, New Junk, certo, ne abbiamo parlato più
volte qui a Radio Amatori Indipendenti.”
“Eh, gran brutto spettacolo. Ma è vero che un
tempo era una florida metropoli?”
“Certo! Era addirittura la città terrestre
più importante. Decaduta in un modo incredibilmente rapido nel giro di appena
un secolo. Si chiamava New York.”
“Lo so.”
“Bene. Lei ha più volte menzionato dei
‘Centri’, quali organismi di controllo e amministrazione. Vuole magari informarci
meglio sul vostro sistema di governo? È vero che tutte le vostre decisioni
vengono prese all’unanimità?”
“Certamente. È il sistema migliore. Vede, qui
sulla Terra ora avete una Democrazia planetaria, che però presenta un paio di
problematiche potenzialmente abbastanza serie.”
“E sarebbero?”
“Beh, prima di tutto non è detto che la
maggioranza abbia sempre ragione. Potrebbe anche sbagliarsi, no? Però obbliga
al suo errore tutti quanti, anche i pochi che magari, in quell’occasione,
avrebbero la soluzione al problema di turno.”
“Eh, sì, questo è innegabile.”
“E poi, vi è anche un ulteriore dilemma,
persino più pernicioso.”
“Cioè?”
“Le elezioni.”
“Le elezioni? Ma sono il sale della
democrazia!”
“Appunto, ma il voto, per sua stessa natura, si
presta molto spesso a tentativi di attrazione mediante campagne accattivanti
che di solito hanno una nulla corrispondenza con la realtà dei fatti. Comprenderà,
quindi, i potenziali disastri che da tale marchingegno possono derivare.
“Eh, sì. Effettivamente. Ma raggiungere
l’unanimità! Mi pare alquanto difficile, no?”
“No, se si ragiona e si discute con onestà
intellettuale, non le pare? E soprattutto se non c’è nulla da guadagnare. Tra
l’altro, era un metodo di utilizzo comune anche qui da voi, nel vostro antico
passato. Basti pensare ai vostri Nativi Nordamericani, no?”
“Eh già. Ma sono stati distrutti da società
con sistemi decisionali più… dinamici.”
“Sì, quello perché siete una specie
predatoria.”
“Eh.”
“Eh già.”
“Quindi?”
“Quindi niente. Credo che vi sia poco da
fare, su questo fronte.”
“Beh, ma la speranza è l’ultima a morire,
no?”
“Giusto. Credo che, in fondo, dobbiate
soltanto decidere cosa fare da grandi.”
“Si spieghi meglio.”
“Voglio dire, se volete sopravvivere come
individui o come specie.”
“C’è differenza?”
“Abissale. Basta pensarci un attimo. Vi siete
attrezzati, nei millenni, per sopravvivere nel breve periodo come individui.
Purtroppo, come specie, nel lungo periodo, le vostre stesse soluzioni ai
problemi che avete incontrato nel corso della vostra Storia vi stanno portando
all’estinzione.”
“Ah.”
“Eh.”
“Ehm… bene, Signor Kilo. Torniamo a parlare
dei vostri Centri di governo e di amministrazione. Se non avete elezioni, come
vengono nominati i loro membri?”
“Semplice. A rotazione.”
“A rotazione?”
“Certo. L’idea è che ognuno deve poter
sperimentare ciò che significa amministrare. Quindi ogni cittadino dotato delle
competenze necessarie, in base al curricolo di studi, viene assegnato ai vari
Centri, a rotazione. Il mandato dura 6 mesi.”
“6 mesi? Non son pochi?”
“Pochi? Pochi per fare che? Mica perdiamo
tempo a disfare ciò che il precedente governo ha creato, da noi, su Marte.”
“Ah, già. Vero. L’unanimità. A proposto, come
chiamate la vostra forma di governo?”
“Beh, si potrebbe tradurre con l’espressione
‘Concordia Unanime’.”
“Bene. Ora, un’ultima domanda, poi la lascio
tornare al suo giornale.”
“Prego.”
“L’ecosistema marziano. Insomma, come vi
nutrite, com’è la vostra fauna e la vostra flora?”
“Guardi, è molto semplice. In realtà il
nostro pianeta è molto più povero in risorse rispetto alla Terra, e magari è
proprio questo aspetto che ci ha aiutato a progredire in modo sostenibile.
Dunque, in poche parole… Quanto tempo abbiamo?”
“Bah, siamo una Radio indipendente, non
abbiamo finestre pubblicitarie da rispettare, ma tra sette minuti inizierebbe
il nostro speciale sulla proliferazione delle trasmissioni televisive di natura
culinaria.”
“Ah, già, un’altra bella piaga che avete…”
“Eh già. Quindi, se non le dispiace, 7
minuti?”
“Me ne bastano 5. Allora, il pianeta è di
tipo vulcanico con vaste aree desertiche. Le calotte acquifere polari costituiscono
le riserve idriche fondamentali per lo sviluppo e il mantenimento
dell’ecosistema vitale. Alla base di questo, naturalmente, vi sono i centipedi
da miele, che dai loro vivai polari, settentrionale e meridionale, formano
l’alimento degli insetti polari, i quali sono responsabili dell’impollinazione
delle vegetazioni delle fasce temperate, a loro volta cibo della fauna delle pianure
torride, i cui escrementi rappresentano la fonte d’energia primaria per i
rettili aerei che, migrando verso i poli, riportano il nutrimento ai centipedi.
Semplice, no?”
“Ehm… sì, mi pare. Ma voi cosa mangiate, e
cosa bevete?”
“Beviamo acqua, naturalmente, e in misura
minore un vino che ricaviamo dai frutti del rubicon, un cereale simile al
vostro sorgo, dai cui steli poi otteniamo anche una specie di birra. Per il resto,
fondamentalmente ci cibiamo di latte e carne di pentapode, un animale che ricorda
il vostro antico e ormai estinto bisonte, e delle uova fornite da vari tipi di
rettili terrestri e aerei. Il tutto accompagnato da una panoplia di contorni
vari: spugne, spighe rosse…”
“Mmh… mi pare una dieta alquanto povera.”
“Bah, sono cibi che ci apportano tutte le
sostanze nutritive di cui abbiamo bisogno. Tra l’altro, il cibo serve per
vivere, mica per crearsi dei problemi, non le pare?”
“Mi pare. Infatti, tra un minuto comincia
proprio la nostra inchiesta sulle trasmissioni culinarie.”
“Appunto.”
“Bene, Signor Kilo, la ringrazio molto, anche
a nome dei nostri radioascoltatori, per la sua disponibilità e per la sua
interessante testimonianza sul mondo marziano. La saluto e le auguro buon
lavoro e in bocca al lupo per il suo Amico
marziano.”
“Grazie a voi. E alla prossima.”
Kilo è il protagonista del romanzo epistolare di fantascienza 'Lettere marziane'. Disponibile in libreria e su tutti gli store. Qui il link all'edizione economica.
Per le tematiche trattate e gli spunti di riflessione, si ringraziano "Mammifero Bipede" e Aleksandr Bogdanov.
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