Cesare Bartoccioni: Recensione di "La principessa scimmia", favola di Marco Pierfranceschi

Recensione di “La principessa scimmia”, favola di Marco Pierfranceschi

La principessa scimmia
di Marco Pierfranceschi

recensione di Cesare Bartoccioni

Ho letto questa fantastica favola del tempo nuovo in un giorno, tutta d’un fiato. È una favola perché i protagonisti, oltre alle persone, sono gli animali i quali, in omaggio alla tradizione classica che ebbe in Esopo il maggior divulgatore, mostrano nelle caratteristiche a loro proprie le varie sfaccettature dell’animo umano che l’autore intende far emergere nella narrazione; è fantastica perché ambientata in terre immaginarie, pur facilmente riconducibili a paesaggi e territori reali, e perché il filo degli eventi è tenuto insieme da un particolare elemento magico, che viene introdotto con abile nonchalance all’inizio della storia per poi essere più precisamente esplicitato durante lo svolgimento del racconto; è del tempo nuovo perché, nelle azioni e nelle peculiarità dei vari personaggi, emerge sine glossa tutta la contraddizione distopica della società e del tessuto sociale dei nostri tempi.

L’autore, nella presentazione che fa di questo suo nuovo lavoro nella pagina dedicata del suo blog “Mammifero Bipede”, ci avverte di aver utilizzato una prosa adatta ad essere letta da un bambino (il racconto è stato scritto precipuamente per sua figlia); ebbene, tale linguaggio, diretto e lineare, lungi dal togliere valore allo scritto, ne esalta al contrario la portanza metacognitiva. Un bambino ne può apprezzare la ricchezza narrativa lasciandosi entusiasmare dai tanti personaggi che intervengono e dai tanti eventi che si succedono; un adulto non può fare a meno di riflettere sul secondo livello dell’opera, quello dei rapporti interpersonali, della relazione con l’ambiente che ci circonda, delle tante, troppe sollecitazioni a cui siamo sottoposti per fini molto spesso diversi da quelli che ci vengono mostrati nella superficie delle comunicazioni e delle ‘parole d’ordine’ con cui veniamo di continuo bersagliati. Emblematica, a questo proposito, la figura di uno degli ultimi personaggi introdotti nel racconto, protagonista finale, insieme a un novello e nolente cavaliere, di un confronto dialettico chiarificatore e rivelatore. Da leggere.