Di editori e di mercanti


Di editori e di mercanti
ovvero, perché il moderno self-publishing è più di un’occasione

di Cesare Bartoccioni

Dune, considerato la pietra miliare del moderno genere fantascientifico, venne rifiutato 20 volte dagli editori. Harry Potter fu snobbato, 20 anni fa, come opera che difficilmente avrebbe garantito un successo commerciale, asserzione accompagnata dal vivissimo consiglio per l'autrice di frequentare dei corsi di scrittura. Moby Dick venne deriso con la sarcastica (e ormai famigerata) domanda: “deve per forza essere una balena?”. La lista si allungherebbe all’infinito, con autori del calibro di James Joyce, Frederick Forsyth, Gabriel García Márquez, Arthur Conan Doyle, Alberto Moravia, Mario Puzo, Tomasi di Lampedusa (il quale non riuscì a vedere in vita l’uscita del suo Il Gattopardo, pubblicato postumo), Italo Svevo, Marcel Proust, eccetera eccetera.
Tali casi celebri gettano luce su due aspetti fondamentali del mondo editoriale classico, ma anche del mondo in generale:
1.      Le opinioni sono soggettive, anche quelle degli editori;
2.      ‘De gustibus non est disputandum’, come, secondo Plutarco, ebbe a dire il buon Giulio Cesare di fronte a un piatto di asparagi conditi col barbaro burro, richiamando al rispetto dell’anfitrione i suoi generali usi al più mediterraneo olio d’oliva.
Difficile quindi pretendere l’onniscienza letteraria da parte di chicchessia a cui affidarsi per pubblicare la propria opera, anche se questo dovrebbe essere proprio il suo lavoro, così com’è altrettanto difficile cercare di capire come mai Paul Auster non abbia ancora ricevuto il Nobel, dato che ogni sua riga trasuda pura letteratura (ma questa è solo l’umile opinione del sottoscritto).
Alla fine della storia, è il lettore a decidere, consapevole o fuorviato, del successo di un’opera letteraria. Se il successo sarà poi duraturo, ciò protende senz’altro per la consapevolezza.
Certo, se il lettore non può avere conoscenza né consapevolezza di un testo che magari possa essere di suo gradimento, per il semplice fatto che l’editore responsabile non ha i suoi stessi gusti, il tema del successo editoriale, più che un tema, diventa un problema.
Il ‘self-publishing’, qui, offre una prima soluzione. Far giungere l’opera al lettore senza tanti intermediari mettendola direttamente alla prova. Il ‘self-publishing’ moderno, grazie alle nuove tecnologie di stampa digitale e on-demand, dà la possibilità di ‘scendere in campo’ a costi sempre più irrisori, garantendo la distribuzione su richiesta in tutte le librerie (come ad esempio permette Youcanprint – mi consentirete QUESTO LINK come campione.
È chiaro, poi, che l’editore, nel mondo moderno, è prima di tutto un imprenditore, con le sue responsabilità verso il personale, i finanziatori, gli azionisti. Si comprende bene, quindi, quando preferisce ‘puntare’ su giocate già vincenti (magari a suon di milioni per accaparrarsi i diritti su un’opera di successo, il che non sempre, tuttavia, protegge da clamorosi flop…), piuttosto che rischiare su una novità. Certamente, a questo punto, più che ‘editore’ dovrebbe definirsi ‘mercante’, dato che sta semplicemente riproponendo su altri mercati una stessa ‘merce’. Ci sono poi, in ogni dove, editori che, a fronte di una partecipazione alle spese da parte dell’autore, ne pubblicano senz’altro l’opera. Questa categoria, lo si sa, si compone, come tutte le categorie, di gente più o meno seria, da chi si fa in quattro per distribuire e diffondere l’opera, fino a chi, una volta coperte le spese, considera terminata la sua parte di impegno. La domanda che qui nasce spontanea, alla fine, è: “Ma se io, autore, devo mettere anche i soldi oltre all’opera, tu, editore, cosa c’entri?”
Infine, ma solo per non dilungarci troppo, la pubblicazione tramite editore tradizionale comporta, inevitabilmente, invasioni di campo da parte di quest’ultimo su copertina e contenuti, invasioni a volte legittime, a volte meno.
Il ‘self-publishing’ qui, diciamolo chiaramente, permette all’autore di essere pienamente responsabile della propria pubblicazione: di essere, in una parola, libero.
Ultima riflessione, ultima domanda, non di minore importanza: qual è la misura del vero successo di un’opera? La tiratura? Le vendite?
La distribuzione su richiesta, a questo proposito, garantisce ciò che nessuna tiratura e, in fondo, anche nessuna vendita, potrà mai garantire. Infatti, quanti libri acquistati perché si trovano comodamente sugli scaffali di una libreria vengono poi dimenticati e destinati a svolgere il mesto compito di improbabili soprammobili? Quante tirature di migliaia di copie di personaggi famosi finiscono miseramente al macero? Con la distribuzione su richiesta, chi ordina il libro lo vuole leggere.
E lo legge.

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