INTERVISTA A “RENÉ X”
“Eccoci di
nuovo qui.”
“Già. Eh,
già.”
“Prima di
tutto, mi consenta… Come devo chiamarla? René De Boer, René Franc, Renatin, o…
Papà René?”
“Ah, guardi,
lasci stare, lasci stare… Ci mancava pure Papà René, adesso. Maledetto scribacchino
da due soldi bucati. Ma non poteva lasciarmi in pace?”
“Beh,
evidentemente lei ha dei buoni numeri… Insomma, è una inesauribile fonte di
ispirazione, come si dice, no?”
“Eh, fonte,
certo, fonte. Guardi, ho paura che la fonte di cui si parla qui sia una mescita
di pessima birra da cui… our mutual friend… tanto per tirar fuori una citazione…
si abbevera senza ritegno alcuno…, per poi godere di quelle visioni che lei
chiama aspirazioni.”
“Ispirazioni.”
“Ispirazioni,
aspirazioni, che differenza c’è? Non trova che io abbia ragione sulla birra,
eh?”
“Beh, può
essere, può essere, d’altro canto, anche la mia stessa figura, insomma, lascia
alquanto da congetturare, nevvero?”
“Nevvero, se
permette, lo dico io, capit’?”
“Certo,
certo, per carità. Ad ogni modo, non siamo qui per parlare di lui, bensì di
lei. Quindi, tornando a noi, egregio signor… Ma, insomma, come posso chiamarla?”
“Lasci
perdere, lasci perdere. Mi chiami come vuole. Guardi, le dico in verità… Non so
più nemmeno io chi sono, tanto mi ha ridotto, quel tipastro.”
“Ma lei, in
tutta onestà, si sente più un De Boer o un Franc? All’inizio era un Franc, no?”
“Macché,
macché Franc. Ma mi faccia il piacere, mi faccia. Le sembro forse il tipo? Che
affronto! E poi, Renatin… Renatin! Ma si immagina? Lì si è giunto proprio al
parossismo!”
“Beh, forse,
forse… Ma, d’altro canto, possiamo dire che all’inizio fu un cavallo, no?”
“Caro amico,
caro amico, le dirò una cosa. Mi ascolti bene, venga qui, si avvicini, ecco, così,
mi scusi se mi guardo un po’ intorno circospetto e se mi metto a sussurrare, ma…
ciò che sto per dirle, meno persone lo sanno e meglio è.”
“Certo,
eccomi, eccomi, mi dica, mi dica liberamente, non c’è nessuno, qui.”
“Senta,
carissimo. In tutta verità, le dirò… se fossi rimasto in quello stato… equino,
diciamo, sarei ora il personaggio più felice di tutti!”
“Addirittura!”
“Eh,
addirittura, addirittura! Ma ha visto, no, cosa mi ha fatto fare poi? Le traversie
che mi ha fatto penare, nei mari prima, nel circo poi, e ora, ora… Papà René, si
immagini! Papà. Io!!! Ma chi si pensa di essere, quello, Balzac? Eh? Non so
neanche bene cosa mi toccherà. Già nelle prime righe mi par d’essere abbastanza
a mal partito. Ma le sembra giusto? Eh? Risponda, le sembra giusto?”
“Beh, di
caffè ne beve tanto, almeno lì, un punto di contatto…”
“Caffè,
caffè? Macché caffè. Dia retta, dia retta a me. Birra. Birraccia dei peggiori
bassifondi della Groninga, altro che! E io qui, a rispuntare ogni tanto tra quelle
mefitiche pagine, nei ruoli più disparati e reietti.”
“Mah,
chissà.”
“Chissà? Come,
chissà?”
“Beh, in
realtà, leggendo tra le righe dell’ultimo scritto in gestazione… Papà René par più
una vittima che un carnefice, non le pare?”
“Già, bella
consolazione! E poi, gestazione, dice? Gestazione? Ah, bella parola. Una
gestazione da cui esce un papà…”
“C’è anche
un figlio…”
“Guardi,
lasciamo stare il figlio, che è meglio, lasciamo stare proprio… Ma, dico io, se
n’era andato tanto bene a Liverpool, non poteva rimanerci? Io me ne stavo qui
tranquillo, a leccarmi le ferite, come suol dirsi, non le pare?”
“Mah, si trova
ancora a Liverpool, a quanto mi risulta… Piuttosto, in realtà… pare che dietro
tutto ci sia lo zampino di Sweet John… Lo ricorda?”
“Lo ricordo?
Se lo ricordo, dice? E come potrei mai dimenticarlo? Guardi, non mi ci faccia ripensare, va… Tra lui e
quel mezzo indiano, m’hanno fatto dannare, m’han fatto.”
“Eh, vero. Non
posso negarlo. A proposito, ma… mi scusi la domanda… Lei, lo noto ora, qui,
tutto d’un pezzo… Ma… gli squali?”
“Gli squali?
Eh, gli squali…”
“Ma… perché quel
ghigno mefistofelico?”
“Senta, caro
mio, mi senta bene…”
“Dica, dica.”
“Ma lei, cos’ha
visto, alla fine, eh? Intendo, oltre ai miei stivali, mio caro androide… è così
che la si deve chiamare, vero?... Dicevo, oltre ai miei begli stivaletti… Cosa
ha visto?”
Deiandro, curatore del blog, a questo punto non trovò più parole
per continuare l’intervista. Si ritirò quindi mestamente e in silenzio, seguito
dal torvo occhio trionfante di René.
Ma, questa, è un’altra storia.
Nessun commento:
Posta un commento