Morte nella waiting room - racconto del grottesco


MORTE NELLA WAITING ROOM

racconto del grottesco

di Cesare Bartoccioni


“Ermenegildo… Ermenegildo!”
Silenzio.
“Ermenegildo?”
Bartoli, il prof. di Tecnologia, era stanco. Lo si sentiva dalla voce, dal tono, dagli sbuffi che non riusciva a contenere, e che risuonavano in tutta la loro impotenza nelle cuffie e negli auricolari dei 24 alunni collegati alla piattaforma. Beh, 23. Ermenegildo non c’era.
“Ermenegildo!!” Il tono ora si era sollevato di un’intera, rabbiosa ottava.
Ermenegildo. Sempre lui. Quello che, anche in presenza, accampava continue scuse sulla mancata consegna delle tavole. Il virus Covid19, e la conseguente didattica a distanza prontamente istituita dall’Omnicomprensivo Bellavista, per lui era stato come se Gesù fosse ridisceso in terra.
“Ermenegildo!!!!!”
“Ehm… Prof… Ermenegildo non è entrato.” Pietro, l’alunno più diligente della classe, aveva nella voce un accento come di sottomissione, quasi a scusarsi per il comportamento del compagno.
“Ma come, ‘non è entrato’? L’ho ammesso insieme a tutti, all’inizio.”
“Sì, Prof.” continuò Pietro, “Ma è ancora nella waiting room.”
“Ma come è possibile?” Bartoli era incredulo, l’ingresso era automatico, una volta cliccato su ‘Admit’.
“Non lo so, Prof.” Pietro allargò le braccia, e anche i suoi occhi parvero ampliarsi e ingigantirsi dallo stupore, dietro le spesse lenti da miope.
“Beh…” Bartoli restò pensieroso un paio di secondi. Poi ebbe il guizzo. “Ragazzi, qualcuno può provare a chiamarlo, magari a mandargli un WhatsApp?”
Seguì un lungo momento di clic e rumori ovattati di digitazione echeggianti da diverse delle icone allineate in fila per quattro sullo schermo di Bartoli. Poi il prof. vide Pietro scuotere il capo sconsolato.
“Niente, Prof. Non risponde.”
“Va be’,” si arrese Bartoli, “lasciamo perdere. Iniziamo la nostra lezione, va…”
“Prof.” riprese Pietro.
“Sì Pietro? Dimmi.”
“Ora mia madre prova a chiamare la mamma di Ermenegildo.”
“Grazie, Pietro.” Bartoli iniziò la condivisione dello schermo. L’argomento di oggi erano i metalli e la loro lavorazione.
“Prof., mi scusi.” Ancora Pietro.
“Dimmi, Pietro.”
“Ehm… Prof., c’è un piccolo problema.”
“Che succede, Pietro?”
“Ecco, mia mamma ha appena parlato con la madre di Ermenegildo.”
“Ah, bene. E quale sarebbe il problema?”
“Beh… la madre afferma di non avere nessun figlio, tantomeno con quel nome.”

***

Il Commissario Berti si era leggermente stancato di far visita all’Istituto Omnicomprensivo Bellavista. Ogni giro un guaio. La prima volta era sparito un alunno dalla classe, di fronte a tutti. La seconda volta un docente, tale Le Foch [1], e adesso una madre che disconosceva il suo stesso figlio. Tutte lì succedevano. Beh, almeno in questa tornata non aveva dovuto muoversi dall’ufficio. La ‘visita’ era stata virtuale, tramite piattaforma, causa il distanziamento sociale in vigore. Prima col Preside, che lo aveva invitato a trattare l’argomento nelle sedi opportune, avvisandolo anche del fatto che, essendo stato l’Istituto Bellavista tra i primi, e forse il primo in assoluto, a passare immediatamente allo ‘Smart Working’ all’indomani stesso dell’emergenza virale, avevano trasferito tutta la documentazione in piattaforma, liberandosi al contempo dell’intero archivio cartaceo, e ora non si riusciva più a trovare niente sul drive condiviso, ragion per cui al momento la Dirigenza aveva poco tempo da dedicare alle quisquilie delle lezioni di tecnologia. Il Preside aveva quindi chiuso la connessione, senz’altro motto; poi con il Professor Bartoli, che giurava e spergiurava non solo di essere sicuro dell’esistenza di Ermenegildo, ma di avergli messo anche diverse note in passato per la mancata consegna delle tavole.
“Ha mica qualche compito del ragazzo, Professore?” Berti si era massaggiato le tempie. Le videoconferenze gli provocavano sempre delle fortissime emicranie.
“Ma no, niente! È per quello che gli ho dato tante note, no?”
“Qualche voto? Qualche tagliando firmato dalla famiglia?”
“No, macché!” Il Professor Bartoli era parso quasi divertito. “Niente di niente, non portava mai niente, non consegnava mai niente, non faceva mai niente. Niente.”
“Quindi, in pratica…” Il Commissario era rimasto qualche secondo in silenzio, cercando le parole giuste, “…in pratica, non c’è niente, agli atti, che comprovi la presenza di questo… Ermenegildo… giusto?”
Il Professor Bartoli era rimasto di stucco, in silenzio. Poi aveva protestato che la Segreteria aveva sicuramente l’elenco alunni, no?
“Sì,” aveva replicato Berti, “sul drive condiviso, che al momento risulta inaccessibile. Di cartaceo non hanno più nulla.”
“Ah.” Il Professor Bartoli era parso spaesato. Aveva fatto spallucce, quindi, come il Preside, aveva anch’egli chiuso la connessione.
Andavamo bene, aveva pensato Berti.
Sempre dal Commissariato, sempre tramite piattaforma, Berti e il suo aiutante, il Maresciallo De Pasquale, avevano quindi trascorso le tre giornate successive nell’intervistare, dopo debita convocazione e invio delle credenziali di accesso, i genitori degli alunni della classe 2A, alla quale il fantomatico Ermenegildo era, a quanto pareva, assegnato.
Alcuni non ricordavano di averlo mai visto. Altri dicevano che sì, era nella chat dei loro figli, ma avrebbe potuto anche essere un profilo fake. Un altro genitore era sicuro che Ermenegildo fosse in realtà l’amico immaginario del suo pargolo. Solo la madre di Pietro, alla fine, si era detta certa della reale esistenza in vita di Ermenegildo.
“Si figuri, Commissario,” aveva sottolineato, “Pietro lo invitava spesso a casa, per giocare insieme.”
“Ah, bene.” Berti si era confortato. “Può mica descrivermi questo Ermenegildo?”
“Beh, in realtà… no. È che non l’ho mai visto di persona.”
“Ma come? Mi ha appena detto che suo figlio Pietro lo invitava a casa.”
“Sì, ma io ho molto da fare, sa, poi Pietro è indipendente, andavano in camera a giocare e via, pensavano da soli anche alla merenda… Sa, io lavoro di notte, di giorno devo dormire, se no…”
“Ah… ehm, mi scusi, signora, lei che lavoro fa?”
E anche qui, la connessione si era interrotta.

***

“Che facciamo, Commissa’, interroghiamo ‘sto Pietro?” De Pasquale era appoggiato allo stipite della porta dell’ufficio di Berti, le braccia conserte, la parte baffuta del volto nascosta nella mascherina chirurgica, ma contratta in un muso che dava l’idea, almeno a giudicare dall’espressione degli occhi, di quello di un cane da combattimento.
“Ma no, ma no… Dovremmo richiedere l’autorizzazione al Tribunale dei minori, si va per le lunghe, poi lavorano due giorni a settimana, di questi tempi. Dovremo cercare di dipanare la matassa con le nostre forze.”
“Bah, vuol sapere che ne penso io, Commissa’?”
“Lo so già, De Pasquale, lo so già.” Berti si stirò sullo schienale della poltrona, e mosse la mandibola sotto la sua, di mascherina, che non gli permetteva di respirare correttamente e quindi, in ultima istanza, di pensare. “Lei pensa che Ermenegildo non esiste, che il Professor Bartoli sia un po’ schizzato, e che i suoi alunni sono andati avanti a prenderlo in giro per tutto l’anno scolastico, vero?”
“Proprio.”
“Beh, lo penso anch’io. Ma un conto è pensarlo, un conto averne le prove.”
“E dove pensa di trovarle, le prove, Commissa’?”
Berti si erse dritto sulla schiena, si massaggiò il collo, inspirò una lunga boccata d’aria, per quanto glielo permettesse la garza, quindi fissò il Maresciallo dritto negli occhi.
“Mi chiami l’Ispettrice Cipani. Le dica di connettersi alla nostra piattaforma riservata tra venti minuti.”

***

Una settimana più tardi, il bip di notifica sullo schermo del Commissario si mise a lampeggiare. Era l’Ispettrice. Berti cliccò prontamente sull’avviso, e la finestra del PERAZ, la Piattaforma Esecutiva Riservata Agenzie di investigaZione, altrettanto prontamente si aprì.
“Buonasera, Cipani”, disse sorridendo il Commissario. Erano le 23 passate. Il vantaggio della nuova situazione che si era venuta a creare a causa della diffusione del virus era che si poteva lavorare anche da casa, a qualsiasi ora del giorno e della notte. O magari era uno svantaggio.
“Commissario, ho tutto.”
L’ispettrice era di poche parole. Poche, nette, essenziali. E andavano sempre al dunque.
“Sono tutto orecchi.” Berti si rilassò sulla alta e comoda sedia di legno del bancone della cucina, allungò la mano verso la lattina di lager danese che era ancora mezza piena e si dedicò totalmente e con una punta di gustoso piacere alla calda, nitida e pacata voce della sua preziosa collaboratrice, meticolosa agente per professione e micidiale hacker per passione.
“Allora, Commissario. Sono entrata nei sistemi della scuola, dell’anagrafe e del servizio sanitario nazionale. Il drive condiviso della scuola era un casino di prima categoria; le risparmio i dettagli, le dico solo che ho ripristinato le cartelle, ho ripulito i file duplicati e ho ristretto l’accesso alla sola Dirigenza, dato che lo avevano attivato per tutti, alunni e famiglie compresi. Infine ho anche rimesso la spunta a ‘rendi visibile’: evidentemente qualcuno con poco senno in zucca aveva avuto la malaugurata idea di toglierla.”
“Ah, ecco perché non si vedeva più niente. È entrata nello storico dell’attuale 2A?”
“Certo. È la prima cosa che ho fatto.”
“E?”
“E, Commissario, confermo la presenza tra i 24 alunni di tale Ermenegildo Vernini, nato il 24 giugno 2007.”
“Allora esiste.”
“Sì, ma è in grigio.”
“In che senso?”
“Nel senso che tutti gli altri sono in nero, lui è in grigio, come se non fosse attivo.”
“E questo che significa?”
“Non ne ho idea. È l’unico della scuola. Comunque anche lì sono potuta risalire alla cronologia. Il suo profilo è stato disattivato undici giorni fa, alle ore 10:07.”
Il Commissario socchiuse le palpebre. Era durante l’ora di tecnologia. Secondo il Professor Bartoli, in quel momento Ermenegildo si trovava nella waiting room della piattaforma di videoconferenza. Berti attese che la Cipani continuasse a parlare. L’Ispettrice non si fece attendere.
“All’anagrafe, allo stesso giorno e alla stessa ora, è registrato un decesso.”
“Ermenegildo?” Il Commissario strinse involontariamente i pugni delle mani. La lattina di birra gli si accartocciò nella destra.
“Esatto.”
“E di che sarebbe morto?” Riprese Berti dopo un’attonita pausa di diversi, lunghi, secondi.
“All’anagrafe non viene precisato, naturalmente. Per questo sono entrata nel server del servizio sanitario nazionale. Il referto è molto laconico, solo due parole: ‘complicazioni virali’.”
“Covid?”
“Non lo specifica.”
“Mmmh…” Berti si rigirò nelle mani quel che restava della lattina, rimirando sul piano del bancone la chiazza di liquido ambrato poc’anzi accidentalmente spillato. “Ma perché la madre nega di avere un figlio?”
“Ho parlato anche con la madre di Ermenegildo, Commissario.”
“Ah, sì?” A Berti piaceva questo lato della Cipani. Non c’era bisogno di dirle cosa fare, lo sapeva d’istinto. E faceva sempre la cosa giusta. Era continuamente una pagina avanti.
“Sì. Commissario… sono andata a casa sua.”
“Ah! Ma il distanziamento sociale…”
“Lasci perdere. Comunque avevo tutte le protezioni del caso.”
“Eh… quindi?”
“Quindi, Commissario, nessuna traccia, in casa, della presenza di un figlio.”
“Vuol dire che ha rimosso tutto?”
“No. Non sarebbe stato possibile in così poco tempo, poi ho l’occhio ormai per i dettagli. Mi creda. Lì non c’è mai stato nessun bambino.”

***

“Quindi, riepilogando…” Il Maresciallo De Pasquale stava in piedi, accanto alla scrivania del Commissario, il quale era seduto sulla sua poltrona. L’Ispettrice era poggiata su uno sgabello dal lato della finestra. Fra i tre, tutti mascherati, veniva mantenuta la distanza di sicurezza antivirale. “Abbiamo un alunno che scompare mentre si trova in attesa di entrare nella lezione. All’anagrafe dicono che è morto. Alla sanità dicono che sono state complicazioni virali. Però non abbiamo né il corpo, né una tomba, né una famiglia. Abbiamo solo dei dati, così, sparsi in tre computer diversi. E con tutti gli interrogatori che abbiamo fatto nelle ultime due settimane, non abbiamo trovato nessuno che riconosca di avere inserito quei dati nei tre computer. Giusto?”
“Pare di sì.” Berti puntò i gomiti sul ripiano dello scrittoio, congiunse le mani e vi poggiò sopra il mento.
L’Ispettrice si schiarì la voce. Entrambi gli uomini volsero a lei lo sguardo, in attesa.
“Maresciallo, lei ha pienamente centrato il punto.”
“Centrato il punto?” De Pasquale inarcò le sopracciglia, in un moto di sorpresa. “Ma se non ci ho capito niente!”
Gli occhi dell’Ispettrice denunciarono un divertito sorriso che senza dubbio si stava dipanando sotto la mascherina.
“Il punto è proprio questo. E forse siamo proprio alla soluzione del mistero.”
Nessuno fiatò. Il Commissario e il Maresciallo erano completamente presi, in attesa che l’Ispettrice rivelasse loro l’arcano.
“Vi prego di seguirmi con attenzione.” Era solo un modo di dire. Berti e De Pasquale la seguivano sempre con attenzione. “La scomparsa di Ermenegildo dalla waiting room, la sua dichiarazione di morte e il referto sanitario sono stati registrati nei tre server, non computer, Maresciallo, ma server, della scuola, dell’anagrafe e del servizio sanitario, senza alcun intervento umano; ma soprattutto, esattamente nello stesso momento.” L’Ispettrice fece una pausa, come ad attendere che il senso delle ultime parole si depositasse nelle menti dei suoi ascoltatori.
“Ma è impossibile!” Sbottò De Pasquale.
“Esatto.” Confermò l’Ispettrice. “È proprio questa la parola chiave. Impossibile.”
“E lei come la spiega, questa impossibilità?” Riprese il Commissario, dopo un lungo momento di silenzio.
“Beh, ho fatto altre ricerche.”
Berti sorrise sotto i baffi, anzi sotto la mascherina. ‘Ricerche’, per la Cipani, significava ‘intrusioni informatiche non autorizzate’. Attese che l’Ispettrice continuasse.
“I tre server, della scuola, dell’anagrafe, e del servizio sanitario, utilizzano tutti e tre la stessa piattaforma. Ogni aggiornamento pubblicato dal gestore del sistema operativo viene automaticamente istradato su tutte le piattaforme collegate.” La Cipani si concesse una breve pausa, la mascherina era fastidiosa anche per lei. Nessuno fiatò. “Quel giorno, alle ore 10:07, il gestore ha lanciato una nuova estensione, la ermen-kill.”
“Ermen che?” Il Maresciallo strabuzzò gli occhi.
“Ermen”, riprese la Cipani, “è un epiteto del dio del cielo germanico, Tiwaz, che significa ‘grande’, ma anche ‘universale’. Il gestore della piattaforma è tedesco, e opera direttamente da Berlino, per la cronaca.”
“Embè? A noi che importa, da dove opera?” De Pasquale era sempre più insofferente. C’erano poche cose che lo stressassero quanto la tecnologia.
“Niente, in realtà.” Proseguì imperterrita l’Ispettrice. “Nelle intenzioni del programmatore, l’estensione avrebbe dovuto terminare, in gergo informatico appunto ‘kill’, in maniera universale, quindi totale, tutte le routine ridondanti, in modo da velocizzare il sistema, e quindi di conseguenza la piattaforma.”
De Pasquale guardò ora il Commissario, ora la Cipani. Stava per sbottare.
“Le estensioni moderne non sono più come quelle di una volta, che erano dei pezzi di programma fissi, messi lì, come dei mattoni, in un muro da costruire. Quelle di adesso sono ‘smart’, dotate di algoritmi di autoapprendimento. Insomma, sono estensioni intelligenti.”
A De Pasquale cominciava a dolere la testa.
“Quindi,” concluse la Cipani, “quando l’estensione ha incontrato una finestra aperta nominata ‘Ermenegildo’, non ha fatto altro che compiere il suo dovere. ‘Ermen-kill’. Ha ucciso Ermenegildo.”
Seguì un intenso, interminabile, pesante silenzio, come di tomba.
“Ciò però non spiega”, intervenne infine Berti, “il fatto che nessuno, a quanto pare, nemmeno la madre, abbia memoria del povero Ermenegildo.”
“In realtà, Commissario, ciò lo spiega benissimo.”
Ora fu Berti a guardare De Pasquale. Inspirò profondamente, ma non disse niente. Attese che la Cipani concludesse.
“Questa ‘kill’ è avvenuta a livello informatico, quindi è come se Ermenegildo, di colpo, fosse stato tramutato in una sequenza di bit. Come se fosse passato nella dimensione incorporea dei flussi di dati. Insomma, le ‘complicazioni virali’ indicate nel server della sanità si riferivano non al Covid, ma a un virus del computer. Tutto qui.”
“Tutto qui?” De Pasquale sollevò le braccia al cielo. “Ma tutto qui che?”
Il Commissario allungò le braccia, abbassandole ripetutamente con i palmi delle mani rivolti verso il pavimento, come a invitare il Maresciallo alla calma.
“Soluzioni?” Chiese poi alla Cipani.
“Già fatto.”
I due uomini la fissarono di scatto negli occhi.
L’Ispettrice ammiccò, e il giada delle sue iridi parve illuminare l’atmosfera che si era andata man mano incupendosi per tutta la durata della riunione.
“Ho contattato Ludwig Von Kranz, il programmatore, nonché gestore della piattaforma, e gli ho chiesto di annullare quel comando.”
“Gli ha rivelato tutto?” Il tono di Berti rivelò una certa preoccupazione. L’indagine era riservata.
“No. Mi sono solo qualificata e gli ho fatto capire che avrebbe passato un grosso guaio, poiché l’estensione aveva causato gravi danni a server istituzionali. Non ha opposto alcuna resistenza.”
“E… come…?” Iniziò a farfugliare il Commissario.
La Cipani sollevò il braccio sinistro all’altezza degli occhi, e guardò l’ora segnata sul quadrante blu notte del suo orologio da polso.
“La nuova estensione ermen-restore sarà lanciata esattamente tra sei minuti.”

***


“Ermenegildo… Ermenegildo!”
Silenzio.
“Ermenegildo?”
Bartoli, il prof. di Tecnologia, era stanco. Lo si sentiva dalla voce, dal tono, dagli sbuffi che non riusciva a contenere, e che risuonavano in tutta la loro impotenza nelle cuffie e negli auricolari dei 24 alunni collegati alla piattaforma.
“Ermenegildo!!!”
“Eccomi, Prof., eccomi, non si adiri, Prof., sono qui, Prof.” Ermenegildo, l’alunno peggiore della classe, quello che in due anni non gli aveva consegnato neanche una, dicasi una, tavola, apparve gongolante nel quarto riquadro delle ventiquattro finestre allineate per quattro, su sei file, dello schermo del Professore di tecnologia.
“Ah, ecco. Bravo Ermenegildo. Dai, che cominciamo.”
“Prof.!” Ermenegildo quasi urlò nel microfono, che diffuse un fastidioso sibilo per tutta la piattaforma.
“Che c’è?” Bartoli scattò, infastidito dal frastuono.
“Ho la tavola, Prof.!”


FINE



29/30 maggio 2020


[1] Vedi i racconti “Cerbero” e “Il viaggio” presenti nel blog dell’autore (cesarebartoccioni.blogspot.com)

3 commenti:

  1. Geniale ed anche un po' inquietante...ma mi ha molto divertita. Grazie Cesare

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  2. Geniale!!!! Complimenti Cesare👏👏👏

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  3. Bellissimo Cesare! Mi sono divertita!

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