Costellazioni, tra mito e illusione

Quante volte mi son chiesto
Che disegno sarà questo
Quella gran costellazione
Che mi riempie d'emozione
Come faccio a ricordare
Quei puntini collegare
Mi dipana la magia
Forse la mitologia
Beh seguitemi un istante
Giuro non sarò pedante
Né profondo né pignolo
Voglio sol proporvi il volo
Tra le stelle e l'illusione
Per la buona osservazione

Cesare Bartoccioni, 9 settembre 2016

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Orione, il cacciatore

Bellissimo gigante, era compagno di caccia di Artemide, la quale se ne innamorò. Quando però ella scoprì che ORIONE stava corteggiando le PLEIADI, inviò il suo fedele SCORPIONE a saldargli il conto. Zeus, infuriato per la morte del suo nipotino (beh, era figlio di suo fratello Poseidone, in fondo...), lo volle immortalare in cielo, non prima, però, di aver folgorato lo Scorpione, spedendo anche quest'ultimo fra le stelle. Per buona misura, tuttavia, il buon Zeus mise lo Scorpione in una posizione tale da sorgere proprio al tramonto di Orione, in modo che non potesse più nuocergli. Si può così osservare il grande cacciatore che con un occhio segue la sua preda, la LEPRE, e con l'altro punta le Pleiadi (ma per raggiungerle deve prima combattere contro il TORO, eh, troppo facile sennò...).
Per completare l'opera, commosso dagli ululati nostalgici dei cani di Orione (Sirio e Procione), Zeus mandò anche loro a far compagnia al padrone, nelle rispettive costellazioni del CANE MAGGIORE e del CANE MINORE (gira voce in Olimpo che Zeus in realtà, del continuo ululato, fosse più infastidito che commosso, ma tant'è...).




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Perseo, l'eroe

Abbandonato alla deriva dal nonno Acrisio, a cui l'Oracolo aveva predetto la morte proprio per mano di suo nipote, PERSEO scampò alle acque insieme alla madre Danae per ritrovarsi sull'isola di Serifo, il cui re Polidette, invaghitosi della donna, pensò bene di liberarsi del pargolo affidandogli la missione di riportargli la testa della Medusa. Perseo partì e, con l'ausilio dell'elmo invisibile di Ade, del falcetto di diamante di Ermes e soprattutto dello scudo a specchio di Atena, non solo tornò con la testa malefica (che utilizzò poi allegramente, in varie occasioni, per sterminare i nemici che man mano gli si paravano dinanzi, tra cui lo sfortunato Polidette), ma anche con il cavallo alato PEGASO scaturito dal collo mozzato della povera Medusa. Bel tipo, insomma, Perseo; non per niente, era figlio di Zeus. Sulla via del ritorno dalla missione suicida, che tale fu in realtà, come visto, solo per chi gliel'aveva commissionata, Perseo vide, nuda, bellissima e incatenata a uno scoglio, la giovane ANDROMEDA, figlia di CASSIOPEA. Quest'ultima si era vantata un po' troppo della bellezza della figlia, e aveva così suscitato le gelosie delle Nereidi, ninfe del mare, le quali, lamentatesi con Poseidone, ne avevano provocato una rabbia marina talmente devastante che il padre di Andromeda, CEFEO, per placare il dio, non aveva trovato nulla di meglio (dopo consueto consulto con l'Oracolo) che offrirgli la propria figlia. Perseo, innamorato perso, propose quindi a Cefeo di liberargliela in cambio del permesso di sposarla. Il buon padre, all'inizio, era un po' restio, dato il basso lignaggio del giovanotto, ma infine, considerata la situazione, acconsentì. Ucciso il mostro marino che stava per divorare la donzella e liberata Andromeda, il nostro dovette vedersela con un ex pretendente della sua bella spalleggiato da diversi compari armati. Perseo, leggermente infastidito, estrasse la testa della medusa e li fece restar di stucco...
Alla sua morte, per onorarlo, la buona Atena ne fece una costellazione affiancandogli Andromeda, Cefeo e Cassiopea.
Ah, dimenticavo... Perseo in effetti uccise poi davvero il nonno, ma non fu un atto volontario. Stava gareggiando al lancio del disco e questo, deviato dal vento, finì preciso preciso in fronte al vegliardo. Beh... ragazzi... l'Oracolo è l'Oracolo...





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Ercole, il forzuto

Figlio di Zeus e della mortale Alcmena, ERCOLE dovette per tutta la vita sopportare le malefatte di Era, gelosa per l'ennesima scappatella del divino marito. Difeso però da Atena e grazie alla sua immensa forza, se la cavò niente male nelle sue varie peripezie e sfide, come nelle dodici famose fatiche (dovevano essere dieci, ma una, l'uccisione dell'Idra, gli fu annullata perché aiutato dal nipote Iolao, e un'altra, la pulizia delle stalle del re Augia, non gli fu riconosciuta perché, per quello sporco lavoro, si era azzardato a richiedere un compenso...). Avvelenato con l'inganno dalla tunica intrisa del sangue del centauro Nesso, Ercole si costruì da solo, con le ultime forze, la sua pira funebre, tuttavia suo padre Zeus lo prese dal rogo e lo eternò in Olimpo e in cielo, dove alcune delle sue mitiche imprese sono ricordate poco lontano da lui (IDRA, LEONE, CANCRO). La costellazione di Ercole è abbastanza spenta, ma facilmente rintracciabile perché posta tra due delle stelle più luminose del cielo: Vega della LIRA e Arturo del BIFOLCO (tra questo e Ercole si apprezza la CORONA BOREALE). Insomma, un bel gruppetto...








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Triangolo estivo

Asterismo formato da Deneb del CIGNO, Vega della LIRA e Altair dell'AQUILA, si staglia superbo sulla Via Lattea boreale.
Il Cigno è uno dei tanti travestimenti di Zeus che si reca di soppiatto da qualcuna delle sue innumerevoli amanti, ma gli antichi greci, forse per coprirlo e ingraziarsene i favori, iniziarono a diffondere la storiella del cigno dal lungo collo, dalle ali spiegate e dalla coda mozza che, volando verso nord, rimane incastrato appunto nella Via Lattea. Tuttavia, la prova di come siano realmente andate le cose sta proprio nell'asterismo stesso, non tanto nella Lira che meriterebbe un discorso a parte, bensì nell'Aquila. Secondo la leggenda antica, infatti, il buon Zeus, per riuscire a possedere Nemesi, la stupenda figlia di Oceano e Notte, chiese aiuto nientepopodimeno che ad Afrodite: questa doveva farsi aquila e attaccare lo spaventato cigno in fuga in cui Zeus si era nel frattempo tramutato. Mossa a compassione per il povero uccello, la dolce Nemesi lo accolse ignara fra le braccia... Zeus, per celebrare degnamente la buona riuscita del suo inganno, riservò a cigno e aquila il posto d'onore nel cielo boreale. E forse, ma questa è solo una mia supposizione, per decantare al meglio l'incontro, il re dell'Olimpo pensò bene di porvi anche la magica Lira di Orfeo, quella stessa fabbricata a suo tempo da Ermes e da questi donata ad Apollo per scontare un furto di bestiame. Ma questa... è un'altra storia.


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L'auriga, il mistero

Diversi sono i miti associati a questa costellazione. Partiamo dal più semplice...
Erittonio, leggendario re d'Atene, fu il primo a riuscire ad attaccare quattro cavalli a un carro. Zeus, ammirato, lo immortalò in cielo.
Secondo un'altra leggenda, invece, la costellazione dell'AURIGA ritrae Mirtilo, figlio di Ermes, cocchiere del re Enomao, il quale aveva una bellissima figlia, Ippodamia, che prometteva in moglie a chi fosse riuscito a batterlo nella corsa. Forte del suo carro, il più veloce di tutta la Grecia, Enomao vinceva sempre, e sempre decapitava gli sconfitti, fino a quando si presentò il bel Pelopio, figlio del gran peccatore Tantalo, di cui Ippodamia si innamorò. La gentil donzella propose a Mirtilo (che di lei era segretamente innamorato) di tradire il re. Pelopio, dal canto suo, offrì a Mirtilo, come ricompensa, la prima notte con Ippodamia. Troppo bello per essere vero, pensate voi? Infatti non era vero. Mirtilo manomise i perni del carro del suo padrone, provocando il distacco delle ruote e la morte del re. Il buon Pelopio, ritrovandosi solo con Ippodamia e Mirtilo, risolse l'incomodo triangolo buttando a mare carro e cocchiere. Ermes, così, pose suo figlio in cielo.
Una terza storia, invece, afferma che l'Auriga sia in realtà Ippolito, figlio di Teseo: bandito da questi da Atene, morì quando il suo carro, durante il viaggio, andò distrutto.
L'unica certezza di questa costellazione sta nella sua stella principale, Capella (capretta in latino), che immortala la figura di Amaltea, la capra (o forse la ninfa che possedeva la capra) che allattò Zeus. Tolomeo ci dice che Capella si trova sulla spalla dell'Auriga. Beh... buona visione.
P.S.: Capella in realtà non è un'unica stella, ma un sistema multiplo formato da due binarie. Quindi son quattro...




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Nota: le informazioni di cui sopra non hanno alcuna pretesa, servono solo a seguire il disegno nel cielo con una certa facilità. Le immagini delle costellazioni sono tratte da "Atlante del cielo", Giunti editore (cartina gentilmente concessa a suo tempo dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Pistoia) e da "Sky Map", Deneb Soft (Ciprian Boboc, Adrian Vinca).

P.S.: la pagina sarà aggiornata man mano con altre costellazioni e altre storie. Tornate a visitarla!

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