Ai cancelli del Cielo - racconto del grottesco

 

AI CANCELLI DEL CIELO

 

 

di Cesare Bartoccioni

 

 

 

“Qui non risulta.”

“In che senso, non risulta?”

Nella soffusa foschia che, impalpabile, gli avvolgeva le azzurre vesti, l’anziano canuto mosse le noccolute mani sui bordi del grosso e spesso libro che, sospeso, gli fluttuava di fronte.

“Eh, non risulta. Non c’è.”

L’uomo inspirò una lunga e profonda boccata di quell’aria frizzante e dolce che, sospinta in vortici da una fresca e continua brezza, donava ai polmoni e al cuore un gradevole senso di conforto e di purezza.

“Ma, mi scusi, non è possibile. Deve esserci!” Protestò quindi l’uomo, espirando mentre parlava e allargando al contempo le braccia, in un palese gesto di assoluta incredulità.

“Eppure,” insisté il vecchio, “non c’è. Guardi, guardi lei stesso.”

Il vecchio mosse l’ossuto indice destro sulla pagina di sinistra, dall’alto in basso.

“Vede? Barelli, Barfoldi,” iniziò quindi a compitare, scorrendo l’elenco, “Barghetti, Baroni, Barpietro, Barquino, Barsanti, Bartali, Bartaccini, Bartellini, Bertoccini, Bertuccioli… Non c’è. Inutile. Non c’è.”

“Ma come sarebbe a dire?” Replicò l’uomo. “Ma allora che ci faccio io qui?”

“Ah, non lo so,” fece spallucce il vecchio, “ci sarà stato un errore.”

“Un errore? Ma non si possono fare errori qui! Mica sono venuto di mia spontanea volontà, no?”

“Beh, certo, certo, no, certo. Comunque…” inarcò le bianche sopracciglia il vecchio, sollevando nello stesso tempo le mani, come ad arrendersi, “comunque, facciamo un altro controllo.”

“Ecco, sì, facciamolo.”

“Mi ripete… mi diceva… Bertoccioni?”

“Bar.”

“No, il bar non c’è qui.”

“No, dico… Bar, nel senso di Bartoccioni!”

“Ah, certo, scusi. Allora, Bartoloni.”

“Bartoccioni!”

“Eh, calma, signore mio. Non è mica il caso di adirarsi.”

“Eh, a me invece pare proprio il caso, insomma. Oggi avrei avuto la presentazione del mio ultimo romanzo, e invece mi ritrovo qui, e non posso neanche entrare perché voi avete sbagliato nome, e non dovrei adirarmi?”

“Ah, senta, signor mio. Sa quanti ne vengono ogni giorno qui in Paradiso?”

“Eh, immagino, milioni…”

“Beh, no… un po’ meno, veramente.” Il vecchio si passò la mano destra sulla lunga barba bianca, lo sguardo sconsolato.

“Migliaia?”

“Ehm…”

“Meno?”

“Eh, sa… di questi tempi… comunque, ciò che volevo dire, è che un errore può sempre succedere, no?”

“Ah, ma qui non dovrebbe succedere, dai! Almeno non qui!”

“Ehhh!” Sorrise il vecchio con un ghigno, agitando il braccio destro in segno di sberleffo. “Sapesse quanti ne fanno di sotto!”

“Di sotto?”

“Sì, di sotto.”

“Ah, sì, certo. Di sotto.”

“Allora,” riprese il vecchio, estraendo da una nuvoletta che gli si era formata accanto un grosso rotolo di papiro, aprendolo e iniziando a svolgerlo, concentrandosi su un nuovo elenco di nominativi, “vediamo. Ricontrolliamo. Bartoccioni, Bartoccioni…”

I due ristettero in un silenzio assoluto, mentre l’indice spigoloso scendeva lungo la lista.

“Ah!”

“Ah?” L’uomo fissò lo sguardo sul volto del vecchio, il quale aveva socchiuso le labbra in un bocchino meditativo.

“Ah!”

“Beh, che c’è? L’ha trovato?”

“Eh sì. Sì sì.”

“E?”

“Mmh…” il vecchio si passò pollice e indice sul mento barbuto, “qui ci sarebbe una scomunica.”

“Ma no!”

“Ma sì. È qui. Nero su bianco. Vede? Sette generazioni. Lei appartiene alla sesta.”

“Ma che c’entra? La scomunica era rientrata poi!”

“Rientrata?”

“Sì, rientrata. Ci era stata tolta.”

“Tolta?”

“Tolta, tolta! Si figuri che ancora oggi, in segno di ringraziamento, noi della famiglia, in occasione della festa di Sant’Antonio, offriamo un pranzo, a turno, a tutti i sacerdoti del circondario.”

“Ah sì?”

“Sì, sì! Le ultime volte è venuto sempre anche il Vescovo!”

“Ah, bene. Bene. Bravi.” Il vecchio aveva messo su un sorrisetto divertito e strizzava due occhietti furbi e beffardi.

“Vede quindi? Non c’è più la scomunica.”

“C’è, c’è.”

“Come, c’è? Non c’è.”

“Vede, mio caro signore,” iniziò il vecchio, con aria saccente, “una scomunica, una volta comminata, non si può più togliere.”

“Ma come? Ne hanno tolte tante, nella Storia! Enrico IV, Federico II, Vittorio Emanuele II addirittura tre volte!”

“Le dico, caro signore mio, che non si può togliere.”

“Ma è sicuro?”

“Sicuro? Sicurissimo. Si ricordi che io sono stato il primo Papa. Lo saprò io, no?”

“Ma allora, allora, perché dicono che le tolgono, se non è possibile?”

Il vecchio ora gongolava ridente.

“Quanti pranzi avete pagato, voi Bertoccioni?”

“Bar! Bar! Va be’, lasci stare.”

“Senta…” riprese il vecchio dopo un lungo momento di imbarazzato silenzio, poggiando una paterna mano sulla spalla dell’uomo, “perché non va di sotto, a vedere se il suo nome, laggiù, risulta?”

L’uomo si mosse incomodo, sulla soffice nube, spostando il peso dalla gamba destra alla sinistra.

“Di sotto… in… Purgatorio?”

“No,” ammiccò San Pietro, “di sotto sotto.”

 

***

 

Di sotto sotto, l’aria era calda, sulfurea, pungente, per niente gradevole. I polmoni parevano bruciare, il cuore non si sentiva più battere.

L’uomo si avvicinò all’ingresso della caverna, dalla quale fumi giallognoli e verdastri fuoriuscivano a sbuffi costanti e maligni. Pareva non esservi nessuno all’entrata.

“Ehm…,” si schiarì la gola l’uomo, “ehm… c’è nessuno? Io sarei…”

Una voce grave e profonda, come da oltretomba, risuonò dall’interno dell’antro oscuro.

“Ah, Bartoccioni! Venga, venga!”

 

 

 

FINE

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